«Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno
ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra»

Matteo 5:39

«Lui è Gesù: finché c’è, io mangio»
Ruby Rubacuori, interc. XII

Figli, esodati, frutti del mio seno,
come per gli uomini lontani dalla luce di Dio nulla può apparire nella luminosa verità, così per voi esuli della patrimoniale reale niente può apportare sollievo fuori dall’ultimo bene rifugio, la fotosintesi clorofilliana. Aveva ragione Gesù di Nazareth, le persone non usano bene le guance. Prendete la Minetti. Ora prendete dello spago, e un limone succoso. È un tempo di grave difficoltà. Dovevamo avere latte, miele e soldi di carta, cos’abbiamo ora? Contrattazione, promiscuità e guance gonfie di vecchio. Comprare uomini portapenne, acquistare un’adolescente buone-labbra-buona-schiena, pagare in Buoni Pasto del Tesoro, avere in resto una bimba bionda di 6 mesi. Siate simili al Cristo. La comodità di essere Gesù Cristo è che puoi farti la comunione ogni volta che ti mangi le unghie. Fate come lui. Non c’è lavoro, non ci sono soldi, né speranze di progresso. Ma avete il prossimo. Avete un sacco di prossimo, dovunque volgiate lo sguardo. Mangiatelo. Non c’è precarietà nel metabolismo. Il tuo fratello ti tende la mano, è la mano di Gesù. O di Equitalia, sua sorella. Gesù è buono, saporito, digeribile. Siamo noi che vediamo nelle cose il male riflesso del nostro cuore secco. Lacrimate, se necessario, come la Vergine di Marassi, non è mica una vergogna. Ma non siate ingiusti con voi stessi, d’altra parte una che come frutto del suo seno ci ha l’agnello di Dio dev’essere un cazzo di mostro. Siamo impuri e poco propensi alla condivisione, dividiamo le donne in quarti, le terre in Stati e gli Stati in territori, ci additiamo come bianchi, negri, zoccole e quelle più serie, ma siamo fatti della stessa sostanza del Padre: umido, recriminazioni  e imposte patrimoniali. La Santa Chiesa del Signore non paga l’IMU, è vero. Ma il regno del Cristo non è di questo mondo; se il regno del Cristo fosse di questo mondo, i suoi servitori avrebbero combattuto perché non fosse consegnato ai Giudei. Non vi pare? Quindi ci va già di lusso se pagano il gas. Se lo pagano ai Giudei, dico.
Non lasciatevi vincere dallo sconforto. Quando vi viene lo sconforto venite giù in sagrestia e considerate il cartone sfortunato delle scatole di preservativi. E voi, figli del Po, la vostra vita è agra, ma dovete avere fede. La vostra terra è un luogo di operosa laboriosità, piana come lo spoiler di un orizzonte, ma ogni buon cuore cela in sé le tracce di un male profondo. La gente vi scaccia, i nuovi viandanti in scala di grigi  vi dicono “ladri, impostori!” e il vostro passo si fa incerto. Accettate con umiltà la volontà di Dio. Anche la vostra terra è precaria. La vostra terra è precaria come solo può esserlo una polluzione di vecchio disabile, per metà vecchio e per metà piantina di basilico. Continuate a lottare, sul selciato federale delle vostre sconfitte. Non avete avuto nulla da tanti anni di ghiande? E si vede che Dio doveva conquistare Africa, Oceania e un terzo continente a sua scelta. “Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra”, questo vi dice Gesù Cristo. Finite le guance ciascuno porga ciò che può. Siate accoglienti, siate concavi e convessi, figli, ma attenzione, ogni due convessi un rigore. Fuori i culattoni dal mondo redento del calcio.
E voi, figli della lontana India. Paese triangolare e ventoso, terra di spezie e di colori, ascoltate la parola del Nazareno: ridateci indietro i nostri marò. O almeno un buono per prendere qualcos’altro.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. È un bel nome.