Ed eccolo, il prismetto, ma che dico prismetto, troncuccio di conetto (o sarebbe meglio dire cornetto o cornuto, cornuto come “qualcuno” si ritrovò, si dice, per “mano” di Cacciari), prismetto curvo forse a omaggiar la schiena di Re Giorgio, argentizio forse a omaggiare il capello di Verdini, grande che ti servono due mani per tenerlo (dicci la tua, Siffredi!). Ce l’ho, schiaccio e non mi dice niente (‘A favellar non s’ha lo stolto’ diceva Cespuglion de’ Castiglioncello nel ‘pugnar la pugna’).

E infatti fuor dell’apologetica di regime (‘Il futuro in tasca’, Repubblica, ma lo diceva anche di se stessa; ‘Il telecomando delle emozioni’, cinguetta De Bortoli, che ne sa più di telecomandi che di emozioni) nessuno sa bene cosa faccia, ‘sto coso. Le foto? Bah! Certo non le telefonate: chi scrive ha appena provato a telefonare a Imposimato, ma non è riuscito a capire cosa dicesse. E, guarda un po’, se non capisci cosa dice l’altro non può capirlo neanche chi t’intercetta (o più probabilmente ti milancetta). Perciò sgambetta spedito, Matteuccio, corricchia a implorarne uno in regalo. È il telefono perfetto per chi non vuole, o non sa, dire nulla.

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