Il caso Stamina, le cellule staminali, la ricerca, le cure alternative e la domanda del secolo: si può guarire la SLA masticando lupini? E con il metodo Stamina, invece, si può guarire dalle cazzate lette fino ad ora?

Ma andiamo con ordine: il metodo Stamina vorrebbe curare malattie neurodegenerative e si basa sulle cellule staminali adulte. Ma cosa sono le staminali, o meglio, le staminali adulte? E dove si trovano? E soprattutto, come si usano?

Facciamo un esempio: prendete un albero, tagliatene via un ramo e interratelo. Da quel ramo, se l’operazione è stata eseguita correttamente, verrà fuori un nuovo albero. Il ramo, in pratica, riformerà radici, fusto e foglie. Prendete ora vostro cugino, tagliategli via un braccio e interratelo, anche se sarebbe meglio metterlo a crescere in una capsula Petri, o in una incubatrice per neonati. A differenza del ramo, anziché ottenere una copia clone di vostro cugino, avrete un bel braccio amputato, buono per un film sugli zombie, un corpo senza più un braccio e degli zii incazzati neri. Dove abbiamo sbagliato? Semplice, abbiamo studiato psicologia anziché biologia!

L’albero è in grado di generare tessuti nuovi (radici, fusto, ecc.), partendo dal semplice ramo (un organo già differenziato) perché ha cellule totipotenti, cioè, cellule capaci di tornare indietro e ridare origine ad un nuovo organo. Anche nell’uomo esistono queste cellule (le staminali appunto), ma non tutte ridanno esattamente tutto! È un po’ la differenza che passa tra i Lego e i Playmobil. Se fai una casa con i Lego puoi tornare indietro, al mattoncino di partenza e costruirti una nave spaziale. Con i Playmobil, se vuoi convertire la casa in nave, devi squagliare la plastica, finendo come il braccio di vostro cugino!

Ora torniamo alle staminali umane. Ce ne sono di diversi tipi: embrionali, fetali, adulte, pluripotenti indotte (iPS), ecc. La grossa differenza è che non tutte funzionano allo stesso modo. Diciamo che le staminali embrionali (le totipotenti), sono in grado di diventare tutto, mentre le altre (pluripotenti) sono in grado di diventare alcune cose.

Il vostro spermatozoo ha appena incontrato l’ultimo uovo a disposizione. Masel tov! Le due metà della mela si son ritrovate e fecondate e hanno iniziato tutta una serie di divisioni cellulari che porteranno, alla fine, a un bebé di 7 kg e mezzo, roscio e intollerante ai Led Zeppelin. Prima di arrivare a questo disastro annunciato, l’uovo fecondato attraverserà diversi passaggi, tra cui quello di blastula, un ammasso di 150 cellule in totale. Le cellule della blastula saranno tutte quante indifferenziate, ovvero cellule staminali embrionali, pronte a diventare qualsiasi cosa. Dalle dita dei piedi, alla milza, al cervelletto, se mai si capisse un giorno a cosa cazzo serva.

All’intero di ogni cellula ci saranno dei “fattori determinanti”, il libretto d’istruzioni, che le indirizzeranno verso la loro nuova funzione, ma se noi preleviamo quelle cellule, le separiamo e le coltiviamo in vitro, loro si riprodurranno restando staminali. A quel punto le potremmo far diventare quello che ci pare e piace.

Se però aspettate che l’embrione si sviluppi, fino allo stadio adulto di vostro cugino, ecco che dal suo braccio mutilato non otterrete più nulla. Tranne degli zii incazzatissimi, non scordiamocelo.

Il metodo Vannoni, in pratica, ha operato come con il braccio di vostro cugino. Ha voluto usare cellule staminali adulte del midollo osseo pretendendo di trasformarle in neuroni. Bella pensata mister, peccato che quelle cellule staminali possono trasformarsi in osso, grasso e cellule della cartilagine, tutte cose molto importanti, ma lontane dall’essere una cellula nervosa. A questo, aggiungiamo che il dato presentato, per far credere vero questo protocollo da mago, è stato falsificato. La foto di queste presunte cellule nervose, da lui create in laboratorio, era già stata pubblicata nel 2003 ma per un altro contesto. Il Vannoni è fortunato che la comunità scientifica non è cattiva come quella di Internet, dove per una battuta copiata c’è la sedia elettrica.

Altro passaggio controverso, per non dire magico, è stato quello in cui per ottenere queste cellule nervose, il Vannoni impiegava appena 2 ore. Masel tov! MAAAASEL TOV!

Diciamo che un gruppo di terroristi vegani vi ha sorpreso a mangiare una mucca ripiena di pollo, in salsa di latte e contorno di uova. Per rappresaglia, allora, vi hanno asportato il lobo frontale, motivo per cui siete sempre allegri e sorridenti. Tipo Jovanotti, esatto. Ovviamente, quel lobo frontale lo rivolete indietro, soprattutto perché è difficile chattare online senza quella parte di cervello, e dato che non ricresce da solo, pensate di farvene impiantare uno nuovo. O anche solo il pezzo mancante. Chiamate Vannoni.

Quello vi preleva cellule del midollo osseo, le fa crescere in una soluzione fatta di vitamina A e alcol, in pratica la vostra colazione della domenica mattina con cereali e birra e ve le impianta di nuovo lì dove dovrebbero servire. Secondo lui funziona, secondo me morite prima del Tg delle 18, giusto in tempo per essere la seconda notizia di Mentana, in quello delle 20.

Perché? Primo, per avere dei neuroni vi serviranno delle cellule staminali embrionali e non adulte. In alternativa, delle staminali adulte, magari però prese dalla zona subventricolare del cervello (no, non provate a grattarle via da soli con un raschietto, potreste diventare come Jovanotti e in più dislessici). Una volta prese queste cellule e messe in vitro, per farle diventare un neurone vero, poi, dovrete aspettare più di 2 ore. Diciamo qualche settimana. Infine, una volta impiantate dove servono, non è detto che facciano il loro dovere.

In sintesi, le cellule staminali sono potenzialmente una soluzione a una serie di malattie neurodegenerative, ma ancora sotto studio. Se volete una scorciatoia, c’è Lourdes, se ci credete, in alternativa niente altro che l’accettazione della morte.