Non so se sia vero, però ho letto la storia di un bambino prodigio cinese di nome Ji To che a un anno, nonostante non sapesse ancora parlare, sapeva già leggere e scrivere. A due anni parlava fluentemente la sua lingua, e in più latino, greco antico, greco moderno, inglese, tedesco e spagnolo. Il francese non gl’interessava. A tre anni, stanco delle lingue, iniziò a interessarsi di scienza. Studiò fisica, chimica, biologia e astronomia, specializzandosi entro il sesto anno di vita in svariati settori come la cosmologia, la teoria delle stringhe, la fisica delle alte energie, la genetica molecolare, le nanotecnologie. Visto che poteva tornargli utile, tra i sette e gli otto anni prese anche una laurea in ingegneria e una in informatica. A undici anni volle tentare con la medicina e a tredici divenne un ottimo neurochirurgo. A quindici ebbe una crisi d’identità e iniziò a studiare il pianoforte, l’arpa celtica, il controfagotto e i timpani sinfonici. Due anni più tardi teneva concerti in tutto il mondo. L’arte pittorica e la scultura le affrontò intorno ai diciotto anni, inaugurando alcune nuove correnti e producendo svariati capolavori, dopodiché ebbe un ritorno di fiamma per le scienze, si laureò in matematica, indirizzandosi verso la criptoanalisi. Quando i servizi segreti iniziarono a infastidirlo, lasciò perdere e si diede agli scacchi che aveva circa ventitré anni. A venticinque era campione del mondo. Un giorno si sentiva la testa pesante, allora decise di distrarsi con la cucina. Volle imparare a fare il pesto ma mentre leggeva la ricetta gli esplose la testa. Però, ripeto, non so se sia vero.