Caro Babbo Natale,

te lo dico subito: a me, scrivere a uno che non esiste, fa uno strano effetto. Non che ci sia qualcosa di male a non esistere, anzi. Il mostro di Loch Ness, per dire, non esiste ma ci fanno sopra un sacco di libri e trasmissioni, e ha fatto un capolavoro a livello di promozione turistica per quella zona. Dio, per fare un altro esempio di successo, ci ha tirato su una religione con miliardi di fedeli, col fatto di non esistere. Ci sa proprio fare, bisogna ammetterlo.

Però a loro, a Nessie e a Dio, non è che gli scrivo. Dio, una volta, quand’ero piccolo, lo pregavo: gli dicevo fai star bene questo, fai star bene quello. Quando non mi sentiva nessuno gli chiedevo anche di far star male qualcuno, quelli che mi stavano antipatici. Mica niente di grave: un raffreddore, una storta. Cose semplici, che basta un po’ di riposo. Poi, col tempo, ho visto che non mi dava retta, non si ammalava chi dicevo io e non stava in salute chi dicevo io, e allora niente, ho smesso. Non si può pretendere più di tanto da chi non esiste. Con Nessie invece mai avuto rapporti.

Lo so cosa stai pensando. Stai pensando che io, anche dopo aver scoperto che non esistevi – e stiamo parlando di quando? 30 e passa anni fa ormai? – ho continuato comunque a scriverti. Che ti devo dire, sarà che noi esistenti abbiamo quest’innata e irresistibile tendenza all’appellarci al metafisico, sarà che una corrispondenza che t’impegna per mezz’ora all’anno la si può sostenere anche se il destinatario non esiste, sarà che da bambino, quando ho scoperto che non eri vero, la prima cosa che ho pensato è stata: embè?

Ora però veniamo alle cose importanti: i regali. Alla mia età non posso certo chiederti il classico trenino. Dovrei chiedere, casomai, direttamente le Ferrovie dello Stato. Se non l’azienda tutta intera almeno almeno una poltrona nel consiglio d’amministrazione. Oppure, che so, invece di qualche libro, una casa editrice. Con Marina Berlusconi pare abbia funzionato, ma lei la letterina la mandava al babbo, senza Natale.

Dovrei chiedere cose da adulto, lo so: un buon lavoro, una casa accogliente, una bella macchina. Anzi, dovrei chiedere cose da adulto calato nel nostro tempo: un lavoro qualunque, la rata del mutuo scontata (o l’esenzione dall’IMU – o come cavolo si chiama adesso), il prezzo della benzina bloccato per almeno un anno. Ma sei Babbo Natale, mica il presidente del consiglio.

Potrei chiedere la pace nel mondo, ma so già che quella te la chiede Miss Italia, quindi niente.

Potrei chiedere una nuova legge elettorale, ma la stanno chiedendo tutti, e forse è per quello che si fa così fatica ad averla. Come con la PlayStation 4.

Potrei chiedere un gatto, ma in realtà bisognerebbe chiedere a lui se vuole un umano.

Potrei chiederti una nazione più capace, in cui i problemi si affrontano e risolvono, dove i politici fanno il loro dovere, e i cittadini altrettanto. Ma so che mi spediresti un biglietto per un volo internazionale di sola andata.

Potrei chiederti un tablet e maggiori diritti per i lavoratori cinesi, per vedere come te la cavi con i paradossi.

Potrei chiedere una rivoluzione, solo per lo sfizio di vedere quanto lontano corrono a nascondersi quelli che la reclamano ogni giorno a gran voce.

Potrei chiederti dei bei calzini, che – hai voglia a dire – sono sempre stati e sempre saranno il miglior regalo possibile.

Potrei chiedere che scenda su di noi lo spirito critico. Ma sarebbe un miracolo, e allora punto e a capo.

No, davvero, è un bel problema. Non so cosa chiederti.

Anzi, aspetta, forse una cosa c’è. Non so se ne sei capace. Però, se non la chiedo a te che non esisti, a chi altro dovrei chiederla? Ecco, vorrei che mi regalassi – non so se se dice così – un anti-universo. In pratica (ti spiego bene altrimenti sai che casino) vorrei che prendessi tutto quello che non esiste, e lo facessi esistere, e quello che adesso esiste, invece, smettessi di farlo esistere. Una sorta d’inversione d’esistenza, un capovolgimento. Questa sì sarebbe una rivoluzione.

Te lo chiedo perché, a vedere il mondo com’è, non sono convinto che aver fatto esistere quello che esiste sia stata la scelta migliore. Magari un mondo al contrario funziona meglio. Non si può dire per certo, ma vale la pena provare. Via tutto l’esistente, et voilà tutto l’inesistente.

Lo so, io svanirei con tutto il resto. Ma in fondo cosa conto?

Tu invece, Babbo Natale, sbucheresti fuori dal nulla, finalmente. E con te un mucchio di cose che nemmeno siamo mai riusciti a immaginare, stupidi esistenti che non siamo altro.

Ecco il regalo che voglio.

Io, se fossi in te, Babbo Natale, esisterei.