Per quanto mi allettasse l’idea che Ivan Scalfarotto potesse morire, lo sciopero della fame da lui indetto per forzare l’approvazione del ddl Cirinnà è durato solo tre giorni, il tempo di scoprire che questo parlamento non approverà mai la versione omeopatica del matrimonio gay: le unioni civili. O anche il tempo di scoprire che sicuramente, nel prossimo parlamento, lui al massimo andrà a servire i cicchettini al Padova Village.
Davvero, non capisco tutto questo ostracismo nei confronti dei matrimoni gay, io sono assolutamente favorevole. Io credo nella santità del divorzio, nei figli contesi, nei piatti tirati in testa, nei messaggini porno su Snapchat all’amante, nella noia, nell’anorgasmia, nel turismo sessuale dei bravi padri di famiglia, credo insomma in questi capisaldi della società e credo che tutti debbano insomma avere gli stessi diritti di Rosa e Olindo.
Oggi mi fa dunque piacere ritrovarmi negli stessi cortei con cose e persone a cui nei giorni feriali tirerei una molotov, tipo Alessandro Cecchi Paone, la Procter & Gamble, la marina americana, la Coca-Cola, l’esercito israeliano, l’Unione Europea, il governo messicano e i suoi elettori narcotrafficanti, gli editorialisti del Corriere della Sera e Dudù. Ormai è quando si parla di matrimonio che la parola eguaglianza non diventa più un vecchio arnese da sindacalisti con la maglia della salute in bella vista. Io già mi immagino tante meravigliose e commoventi proposte di matrimonio nel caso in cui la fata turchina con la bacchetta magic… ehm, il parlamento italiano decida di compiere questo grande passo.
– “Oh tesoro, dopo tanti anni di amore finalmente potremo sposarci! Già mi immagino Emma Marrone che ci canta l’Ave Maria di Schubert!”
– “No, aspetta, così però ha ragione la Chiesa a volerci sparare.”
– “In effetti.”
– “Comunque, sì amore mio, ti sposerei anche io, se solo potessi!”
– “Perché ora cosa ce lo impedisce? Che ostacoli abbiamo ormai?”
– “Che siamo disoccupate.”
– “Ahahahahhahahahahahaaha”
– “Chi è che ride?”
– “Sono lo Spirito del Natale delle vostre amiche etero! Ora anche voi siete come noi! Fidanzatini fino a trent’anni! Le pomiciate nelle rispettive camerette fino a trentacinque, nell’attesa che mamma e papà crepino, così magari potrete finalmente vivere in una casa da cui non possono sfrattarvi! I figli a quaranta, se va bene e ci sono i soldi per nutrirli tre volte al giorno! Ma che non si sognino di fare il liceo, poi chi gliela paga l’università? Dritti dritti al professionale indirizzo svuotaposaceneri al bingo! A realizzare eventuali sogni ci pensa Maria de Filippi! Ahahahahahhaha!”
– “Ma come?! Rompete tanto le scatole voi etero con le vostre stramaledettissime foto delle vostre cerimonie, o con il giorno più bello della vostra vita, il desiderio di farsi una famiglia… E poi? Sarebbe una bufala?”
– “Tesoro, un matrimonio è come l’euro: con tutto quello che ti è costato farlo non ammetteresti mai che è stato una cazzata! Poi mamma mia, basta parlare di nozze, è un chiodo fisso, sembrate usciti da Orgoglio e Pregiudizio! Ma non vi è bastato Gone Girl per capire com’è fatto il tutto?”
– “Cos’è Gongherl?”
– “Io non voglio più apparire ai sottoproletari, è intellettualmente deprimente.”
Sarà dunque bellissimo scegliere dove mettere sette chili in luna di miele e poi ricevere un congedo matrimoniale lungo il resto della propria vita grazie al jobs act. Sarà emozionante potere finalmente assistere il proprio partner malato, magari nell’unica parte dell’ospedale a non avere subito gli effetti di dieci miliardi di tagli: il parcheggio. Non oso poi immaginare quanto sarà sublime avere finalmente dei figli da non potere mandare all’asilo comunale perché non c’è posto. Oppure quanto sarà bello accompagnare a scuola la prole pronta ad essere accolta a sprangate dai compagnetti di classe, felicissimi di conoscere i figli di due mamma o due papà, mentre le pagine dei libri contro il bullismo vengono usate per coprire le perdite di amianto dal tetto della scuola.
Mentre quindi si vivrà finalmente questo sogno stupendo egalitario, magari si avrà un’illuminazione. Si capirà insomma che dei sedicenti leader che invitano al Gay Village Antonio Razzi o Francesca Pascale non potrebbero mai avere l’intelligenza o la buona fede di rivelarci alcune grandi verità. Tipo che se certe istituzioni o certe aziende sposano certe cause non lo fanno tanto per convinzione, ma per un comodo pinkwashing. O tipo che i diritti civili, senza diritti sociali, l’unica parità effettiva che possono garantire è quella di sfiga.