Racconta un’antica leggenda norrena che un contadino di nome Scrav, avendo cresciuto un bel maiale di buona stazza fino a farlo diventare florido e pasciuto, decise infine, al giunger dell’inverno, di farne salumi, di cui andava parecchio ghiotto. Scrav preparò allora tutto l’occorrente, affilò coltelli e mescolò spezie; poi si diresse da Lomy, il maiale, per porre fine alla sua vita. Mentre era lì per lì per ucciderlo, Lomy cacciò un grido e iniziò a parlare. Scrav, impietrito, ascoltò l’animale che lo redarguiva, un po’ a parole un po’ a grufolii: “Che fai, Scrav, m’uccidi? Non siamo forse stati bene assieme? Tu m’accudivi, e io ti gironzolavo attorno, facendoti compagnia. Quell’acida di tua moglie, quei furfanti dei tuoi figli, ti sono forse stati vicini quanto me? No, Scrav, non l’hanno fatto. Eppure sei qui, pronto a sacrificarmi per soddisfare la tua gola. Però non lo farai, caro Scrav, perché siamo amici, e non vuoi che il mio spettro ti perseguiti notte e giorno finché vivi”. Allora Scrav strinse forte a sé Lomy e lo uccise. E quando Lomy tornò dall’oltretomba per la sua vendetta, Scrav lo prese e ci fece delle tendine, perché del maiale non si butta via niente, nemmeno il fantasma.