Può succedere che i tifosi di calcio se le diano di brutto con gli avversari. Credo vi sia capitato di sentire notizie così, di tanto in tanto. Certe volte però, dopo, fanno amicizia: s’incazzano per qualche motivo, fanno a botte e vanno oltre.
Può bastare un insulto a un essere di sesso femminile della stessa famiglia, che lo dicono pure Zidane e il Papa che non si fa, ed ecco prima una nube di mazzate e peroncini tra duecento persone e poi lo sbocciare di un’amicizia fraterna.
Cose che succedono, e a modo loro son anche belle. Fanno un tanto paleolitico inferiore, forse, ma belle.
Voglio dire: belle da osservare, magari seduti comodamente in poltrona.
Tutti noi tifosi-guardoni siamo così, alcuni si eccitano pure così, e noi, come i tifosi che vivono all’aria aperta, teniamo molto al risultato. È per questo che se poi il risultato è un’amicizia, la pace, siamo contenti.
Nel calcio quando due tifoserie sono amiche pessempre, magari anni fa gli è successa una cosa del genere, che se le sono date di brutto. La storia degli ultras è piena di cose così. Li chiamano gemellaggi tra tifoserie. C’è un riferimento chiaro a delle somiglianze che hanno scoperto avvicinandosi l’un l’altro, e può bastargli poco, a quei ragazzi, per abbracciarsi insanguinati: scoprire una canzone che piace a entrambi, un tatuaggio simile, la stessa marca di birra, la nostalgia della cortina di ferro.
Nel loro mondo va così: gonfiarsi di botte a viso aperto, in strada o nello stadio, è un meccanismo di inclusione, la dimostrazione di appartenenza alla stessa specie, persino una manifestazione di fratellanza.
Pensavo, insomma, che noi invece, che con quelle persone non c’entriamo nulla ma ci piace tanto osservarle, prima di indignarci e nausearci nel vedere le solite scene di guerriglia urbana come quelle di ieri a Marsiglia, potremmo coglierne il lato positivo.
Inglesi e russi, che non si sono storicamente mai amati molto, ieri si stavano solo conoscendo, stavano aprendo una specie di trattativa fuori dall’Unione Europea, si stavano scambiando le Heineken. È ovvio che stessero facendo amicizia, no?
Come sempre, sono solo piccole schermaglie tra ragazzi, andrà tutto bene e tra un po’ spariranno dalla TV. La delinquenza e gli atti di vandalismo saranno ancora una volta giustificati col più becero patriottismo e messi da parte in virtù delle ragioni del cuore. La paura, l’indignazione, il moralismo da divano lasceranno il posto ad altro. Lo schermo tornerà immacolato, le squadre si schiereranno, ci saranno gli inni nazionali e finalmente inizierà la partita dell’Italia.
Passiamo oltre, dai. L’importante è vincere.