Signore e signori buongiorno! A seguito di un brutto fatto di cronaca, oggi la nazione scopre le periferie! Sapete quei posti dove vivono migliaia di persone senza servizi, abbandonati da Dio e dalle istituzioni e che insistono intorno alle nostre belle città? Sì, quei posti dove non andreste per nessun motivo al mondo a meno che non siate costretti ad abitarci? Proprio quelli!
Ma che cosa sono le periferie oggi? Sappiamo che la loro genesi può essere avvenuta in tre modi:
Generazione spontanea. All’improvviso sono giunte nei centri urbani migliaia di persone, alla ricerca di un lavoro. Nell’impossibilità di trovare un tetto nelle città impreparate, si sono sitemate ai bordi, costruendo così dove capita ai lati delle grandi (allora) arterie di comunicazione. Insomma, un Sim City ante litteram.
Edilizia pop. Perché in passato, per rispondere alla necessità di case popolari, vaste zone sono state trasformate in quartieri dormitorio con enormi palazzoni costruiti in mezzo al nulla, in un km quadrato: praticamente dei paesi sviluppati in verticale. Enormi mostri di cemento da decenni senza manutenzione e senza controllo. Attualmente molte di queste case vengono assegnate sfondando la porta, minacciando gli occupanti e buttandoli fuori senza tanti fronzoli.
Palazzinary town. Rapaci costruttori in cerca di cubature, hanno costruito dei bei quartierini, ovviamente senza pensare a comunicazioni e servizi con il resto del mondo. Il tutto grazie ad amministratori compiacenti e deroghe al piano regolatore.
In questi ameni luoghi la vita non è mai stata una passeggiata. Sono posti per gli umili, stoccati in questi serbatoi di cemento, mal collegati con il centro e privi di qualsiasi servizio.
Sono pieni di gente semplice che lavora duro e tira a campare, ma la malavita ci si è sempre trovata a meraviglia perché qui lo Stato non c’è. Qui trova clienti per le sue attività (spaccio, prostituzione, strozzinaggio) e manodopera, viste le percentuali di disoccupazione cronica. E comunque, è più facile che un ragazzo ammiri uno spacciatore con macchinone e soldi da buttare che non il padre che si rompe la schiena da mattina a sera per pochi spicci.
Qui la gente è abituata a gestirsi la giustizia con le proprie mani, perché se aspetti che arrivi la polizia stai fresco. Ovviamente negli ultimi anni sono diventati luoghi di residenza di moltissimi immigrati, clandestini o meno, che qui trovano alloggi, seppur infimi, a buon prezzo.
Lo Stato qui non c’è, o se c’è è per una visita estemporanea, potremmo dire elettorale, prima di sparire il più velocemente possibile. La polizia passa raramente per le retate di pragmatica; d’altronde perché dovrebbero rischiare una pallottola per acchiappare uno che dopo manco una settimana è di nuovo fuori a fare quello che faceva prima?
La rabbia si taglia a fette già camminando per strada (o per le buche, come sarebbe più corretto dire). Ad approfittarne sono marpioni che la sfruttano specialmente guidando i giovani verso politiche estremiste, ma in grado di dare una risposta (sbagliata) alla domanda che in molti si fanno: perché devo fare questa vita di merda?
Così si creano i presupposti per scene pietose come quelle di Tor Sapienza, dove ce la si prende con gli immigrati più indifesi, non certo con gli spacciatori, i papponi, gli strozzini e i ladri che sicuramente sarebbero meno remissivi di queste poche decine di sfigati nordafricani chiusi in un palazzone.
Ma non temete, passato il momento clou, sparite le telecamere, esaurite le promesse dei politici tutto tornerà alla normalità e potremo scordarci delle periferie fino alla prossima tragedia.
[artwork by Humani Instrumenta Victus]