A Roma si dice “s’è fatta ‘na certa”, che nel resto d’Italia non vuol dire nulla, perché qualunque traduzione non renderebbe del tutto l’idea. S’è fatta ‘na certa, s’è fatto tardi, il tempo è scaduto, ci siamo divertiti, ciò che è stato è stato, basta così, raccogli tutto e andiamo, ci ripensiamo domani. Anche oggi s’è fatta ‘na certa; il mondo e la realtà ci sono passati tra le dita a una velocità incontrollabile e noi lì, confusi, a cercare di farcene capaci. Non appena crediamo di aver capito, non appena pensiamo di esserci adattati, ecco che la realtà cambia forma di nuovo, muta, si evolve, si involve, ci dà le spalle, ci chiede di darle il culo. Le persone che abbiamo conosciuto e amato muoiono (muoiono anche quelle che abbiamo odiato, ma ce ne facciamo una ragione), altre nuove ne arrivano, muoiono i posti a cui abbiamo legato i nostri ricordi, altri posti che ci diventeranno familiari ancora non li conosciamo, muoiono le abitudini, le mode, i contesti, le idee. Con loro moriamo un po’ anche noi, pur restando vivi (perché vivi si è finché si respira, finché c’è volontà, finché c’è speranza). Ma il prezzo di rimanere vivi è quello di sopravvivere, di accettare una nuova ed eterna rinascita, costantemente. Ogni volta è un nuovo punto a capo, un nuovo paragrafo, a volte un nuovo capitolo. Il potente spettacolo continua e tu puoi contribire con un verso. Quale sarà il tuo verso? Nessuna risposta, solo il foglio bianco, s’è fatta ‘na certa, ci ripensiamo domani.