Tutti i giorni muore una persona che per qualche strano motivo è famosa. È successo anche oggi. Hai appena letto il suo nome su un notiziario. Mai sentito. Ma ne parlano tutti. Forse si tratta di un musicista indie dallo stile di vita poco ortodosso. La tua supposizione trova conferma su Facebook. C’è gente che scrive di aver ascoltato tutti i suoi dischi ed esibisce pubblica commozione, facendo incetta di like. Sembra che questo tizio abbia un sacco di cose da insegnare agli angeli. Molti si augurano che la terra gli sia lieve. Fioccano i RIP e le citazioni in inglese. Tu non sai l’inglese, anche se il tuo curriculum dice il contrario. Incuriosito, leggi la sua scheda su Wikipedia. Era il leader di un gruppo americano di tendenza. Decidi di ascoltare dieci secondi della loro canzone più famosa. Due palle. Però scrivi su Facebook che adori la partitura ritmica inconsueta di quel pezzo: ti hanno insegnato che quest’osservazione si adatta quasi sempre all’indie rock. Così passi per un intenditore. Senti la necessità di aggiungere che le parole del ritornello ti hanno cambiato la vita. Qualcuno commenta la tua affermazione: “Anche a me!”. A giudicare dalla foto, il commento (suggellato da un cuoricino) proviene da una ragazza esteticamente encomiabile che ti sorride dalla sua cameretta. Tira aria di facile trombata. Forse vale la pena di ascoltare il resto della canzone.
[artwork by Io ti amavo]