L’universo in cui vivi è stato generato dall’esplosione di una bolla speculativa: il Bwin Bank. Cominciò così a scorrere il denaro, nacquero il prima e il dopo bancomat, e in quell’onda di liquidità lo spread prese ad espandersi in ogni direzione dal core aziendale originario, generando la prima dimensione del debito. Nella deflagrazione trovarono fattura quei semplici elementi fiscali che a tutt’oggi compongono il 99% dell’imponibile, senonché incrociando i dati disponibili con quelli della dichiarazione dei redditi si è supposta anche l’immissione della materia nera, che costituirebbe il 99% del totale. Intanto, all’interno di quel magnamagna primordiale, alla velocità di 300.000 visualizzazioni al secondo, già saettava il flash della notizia, la cui consistenza è nulla e la natura duplice: informativa e affabulatoria. Subito dopo la temperatura perse trilioni di punti base, rendendo stabile la fusione delle prime holdings e dei derivati come futures e swap, prima di venire sospesa per eccesso di ribasso. Era un venerdì, il debito si diffondeva liberamente per forza di libor, e furono necessari miliardi di manovre prima che venissero stipulate le leggi di stabilità che tutti conosciamo.

Nel frattempo i soldi in circolazione presero ad attrarsi per la forza di avidità e a formare così le ragioni sociali. Nacquero quindi le galassie bancarie, le multinazionali nebulose, gli ammassi di stati gassosi e i buchi neri criminali. Iniziarono il loro sviluppo anche le prime stelle imprenditoriali, che passarono da artigiana nana, a piccola media bianca, a gigante indebitata, per arrivare o al collasso in un libro nero oppure all’esplosione in una bancarotta fraudolenta. Attorno agli astri più solidi invece iniziarono a consolidarsi i sistemi solidali di interesse, formati in genere da planetoidi clientelari, intorno ai quali possono ruotare indefiniti satelliti a carico e infiniti corpi dipendenti. Questi, di tanto in tanto, perduta la loro orbita, dopo travagliati percorsi, si presentano al cospetto dei globi maggiori e s’incendiano precipitando nella loro atmosfera, mentre nel vuoto cosmico della disoccupazione spaziale si invidiano le comete migranti che lo attraversano appariscenti. Ancora oggi, inoltre, con un semplice demoscopio puntato ai margini del credito, si possono osservare i meteoriti senza fissa dimora e il pulviscolo mendicante, sedimenti di scarto della gravitazione finanziaria a cui non giungono che spiccioli di microonde volontarie.

Molte quindi le domande a cui oggi gli astrologi danno offerta, ma restano ancora aperte delle questioni contrattuali che gli analisti non riescono a licenziare: la crisi è veramente infinita? Oppure l’universo percorre riciclaggi continui, dei quali ciò che conosciamo è solo una fase psicologica? Oppure ancora, la crisi è ferma? Per ora si sa solo che il debito è ancora in espansione, ma è diminuita la velocità dei trasferimenti sui conti offshore. Diciamo inoltre con un certo tasso di rischio che l’universo è finito, prova ne è la recente rilevazione da parte dei radiotelescoprinelletasche di una moneta di fondo, il cui valore al cambio attuale tenendo conto dell’inflazione può essere espresso all’incirca in un quarto di grammo di smegma. Quello che non sappiamo invece è se l’indice universale è destinato a rimbalzare e tornare al nucleo di capitale iniziale oppure a rallentare fino alla stagflazione spaziale che, considerato il principio della econodinamica secondo cui non esiste transazione finanziaria senza spreco, porterebbe ad un’entropia contabile totale, lo zero assoluto nella scala Keynes, il default immobile.

Per fortuna a fronte di questi scenari alessandrini la scienza di segno positivo ci pone nuovi e fiduciosi prospetti informativi. Parliamo dei recenti sviluppi dell’economia quant’è?stica sui multiversamenti e sulla teoria delle diecimilalire, secondo cui l’intera borsa non è che una speculazione dell’interesse maturato da banconote irrintracciabili da diecimilalire nascoste dentro il materasso di un ministro corrotto. Si pensa persino che ad ogni banconota iperreale ne corrispondano più di quaranta subvirtuali. Immagina i livelli di indebitamento se solo aprissimo i nostri conti all’esistenza di infiniti mercati, infiniti fondi ed infinite crisi possibili e incalcolabili quando ci danno il resto.

Ma un’ultima fondamentale e non battuta questione giunge ora a verifica: il Pil. Esiste il Pil extraterrestre? Oppure siamo noi l’unica forma di Pil intelligente dell’universo? E se questo fosse vero, l’anima si trova nella filigrana o in quella strisciolina metallizzata? Oppure è solo un account phishato su una pagina di e-banking? Pratiche burocratiche che non si possono evadere. Ma questo in fin dei conti non importa, perché la prossima volta che uscirai e investirai il tuo sguardo in un cielo notturno la cui bellezza ti detrarrà i pensieri, controllandoti le tasche, con meraviglia, ti accorgerai che qualcuno ti ha appena rubato il portafoglio.