I film americani si dividono in due grandi categorie: con o senza militari.

Seguono poi i film di sport che, come i vecchi film con Bruce Willis, sono tutti uguali e funzionano sempre perché hanno la classica struttura delle vostre relazioni sentimentali:

  • Innamoramento a prima vista
  • Grandi scopate iniziali
  • Lei che improvvisamente decide di tornare dal suo ragazzo mentre voi riprendete a mangiare vegano
  • Crisi
  • Ricongiungimento
  • Matrimonio.

Il film finisce al lancio del riso, perché se continuasse per altri 5 minuti vedreste pure la scena del divorzio, 14 mesi dopo.

Esistono due tipi di film di sport:

  1. Quello con la squadra composta da ex atleti, ex carcerati, ex iscritti dell’IdV e allenati da un vecchio coach che non vuole più neanche la FIGC italiana.
  2. Quello del ribelle/talento che non sa di esserlo e che non accetta l’autorità fino a quando incontra Carlo Mazzone che lo abbuffa di mazzate e gli insulta la mamma fino a convincerlo di essere speciale, diventando poi amici.

Seguono i momenti salienti del film.

Scena uno o “della scoperta del talento”: ragazzi svogliati che si allenano malissimo, prese per il culo, primo piano di qualcuno che mastica gomme a bocca aperta quando il coach, improvvisamente, nota un ragazzo sullo sfondo che nel mentre corre i 100 metri in 9 secondi netti, lancia un pallone da football a 4000 yard di distanza, salta 8 metri senz’asta, piscia lontano 5 km, e a quel punto il coach gli urla la frase magica: “Ehi tu, hai mai pensato di gareggiare?”.

Scena due o “dell’ingaggio”: il coach lo convince a giocare nella sua squadra di merda. Lui ci crede, gli altri ci credono, tutti ci credono, si divertono e si allenano felici come in Rocky, ma facendo pure i gradoni di Zeman.

Scena tre o “della prima vittoria”: giocano la prima partita contro una squadra tipo i Miami Dolphins e vincono 15-3. Il talento ne segna 13 e, a fine partita, incrocia lo sguardo della figa inserita nella sceneggiatura solo per via delle tette e che, nella scena finale, gli darà un bacio senza lingua.

Scena quattro o “della tragedia improvvisa”: di solito lui/loro perdono schifosamente la partita successiva, saltano l’allenamento, partono per la guerra del Golfo. E qui bisogna fare un distinguo tra sport singolo e di squadra.

Singolo: lui perde la fiducia in se stesso, molla tutto e torna a fare quello che faceva prima (il facchino alla stazione, il ladruncolo di quartiere, il portaborse di D’Alema). Il coach prova ad aiutarlo, lo motiva, lo picchia, lo ama, ma non funziona e la situazione peggiora: muore la madre, la sua ragazza va in coma, D’Alema diventa primo ministro. Depressione cosmica, inizia a bere, s’iscrive al M5S, lo abbandonano tutti i suoi amici. Tutti tranne il coach. È lo spiraglio di ripresa, la luce in fondo al tunnel: la madre resuscita, D’Alema viene rieletto per la seconda volta, la sua ragazza resta in coma, ma scopre che la sorella lo ama ugualmente e ha pure le tette più grandi. Scena di pace con il coach, allenamento, finale epico, vince il titolo mondiale di tiro con l’arco contro la tipa di Hunger Games.

Squadra: perdono la seconda partita 7-1, litigano, si tirano la saponetta sotto la doccia, perdono la fiducia nel gruppo, nell’allenatore, nella vita. Il gruppo si sfalda, contrapposizione di tutti contro tutti, tra il leader e il coach, tra i gregari e il leader, tra la società e il leader e tutto ciò che metaforicamente rappresenta la sinistra in Italia. Dramma. Il leader inizia a bere, a correre con la moto senza casco, a scopare senza preservativo. Quando si è toccato il fondo, momento in cui la vostra ragazza vi chiede se volete due patatine, ecco il tocco magico: il coach confessa apertamente a tutti un segreto mai rivelato prima a nessuno: “dieci anni fa mi sono fatto sbiancare l’ano”. Facce incredule di tutta la squadra. “Cazzo, anche il coach si è fatto sbiancare l’ano”. Primi sorrisi accennati, commozione, abbracci poderosi, primo piano del coach che mostra la foto del suo ano sbiancato. I sorrisi diventano una grassa risata, pace fatta, violini a palla.

Scena finale: sequenza infinita di lui/loro che si allenano a bestia, rallenty, tramonto sul mare. Inizio partita, partenza buona, stallo, si fanno recuperare, vanno sotto, primo piano del coach con la faccia tesa, di lei con la faccia tesa, del pubblico preoccupato, time-out, flashback di loro ragazzini quando giocavano per strada, i genitori morti, la nonna disabile, le patatine fredde del Mc Donald’s. Segue discorso del protagonista, il punto della svolta, colonna sonora che passa in tonalità maggiore, violini e trombe, pubblico che si gasa, coach che si gasa, lei che si gasa e siede cavalcioni sulle inferriate a suonare i tamburi in curva, altro punto, tanti punti, pareggio, sorpasso, campioni del mondo di Curling contro la Lapponia.

Titoli di coda.