Al primo posto c’è il funerale. Non il vostro, ma quello di un parente. Organizzare un funerale è l’impresa peggiore che vi possano affidare. Se vi chiedessero d’invadere l’Afghanistan, o anche di lottare per l’Afghanistan, o perché no, di diventare l’Afghanistan, sareste più contenti. Per un funerale, voi e solo voi da soli dovrete scegliere la bara, le corone dei fiori, mandare gli inviti, rispondere ai telegrammi di condoglianze, cercare un vestito nero appropriato e che si abbini alla vostra pettinatura da Lady Gaga, fatta appena 3 giorni fa, trovare una faccia giusta per ogni parente, amico, conoscente, passante che vi stringa la mano, vi dia due baci e vi dica “mi dispiace”, “condoglianze”, “che peccato”, “ci volevamo tanto bene” e tante altre belle frasi che poi racconterete al vostro analista nei prossimi 10 anni di vita.

Al secondo posto, il trasloco. A 30 giorni dal trasloco, felici di cambiare casa, impacchetterete la roba alla velocità di una forchetta l’ora. Questo stato di noncuranza lo protrarrete fino a 72 ore prima del D-Day. A quel punto, sopra di voi, si scatenerà l’inferno. L’ansia di dover lasciare casa, impacchettare tutto, non avere tempo a sufficienza per farlo e twittare a tutti che lo state facendo. Inizierete a fare cartoni con la velocità di un operaio in catena di montaggio, prima che istituissero i sindacati o se preferite, dopo l’arrivo di Marchionne. Tirerete su piramidi di cartoni, come schiavi egizi e smonterete tutti i mobili di casa con l’unico cacciavite a croce, numero 5, lascito di vostro padre. Dopo il 40esimo cartone vi augurerete di morire, anche tra atroci sofferenze, pur di poter riposare. Per sempre. Ovviamente, vi renderete pure conto che i cartoni presi per impacchettare la roba saranno sempre in numero inferiore a quelli che realmente vi serviranno. La tragedia, però, sarà quando li dovrete tirare su, perché i primi li avrete riempiti come se fossero dei container; libri, vocabolario d’italiano, di latino e greco, televisore, le pietre prese al mare di Senigallia, nell’estate del ’86, la dama di marmo, il vaso Ming in cemento armato, vinto al torneo di scopone e tutto in un solo cartone. Come se non bastasse, scoprirete che la legge “niente si crea e niente si distrugge, tutto si trasforma” non è valida per gli appartamenti. Generalmente, ogni casa tende a produrre, dal nulla, una quantità di materiale inutile (Mi) secondo la formula:

Mi = dimensione casa * numero abitanti * tempo

Di solito, quel materiale inutile viene bollato come “son rimaste giusto 4 fesserie da portare”. Tempo stimato per raccoglierle, imballarle e portarle via, tra le 6 e le 12 ore. Il giorno che avrete finito di traslocare, stapperete pure lo spumantino, come se fosse tutto realmente finito. Stolti! Conosco gente che a 9 mesi dall’ultimo trasloco non ha ancora trovato il posto per mettere le posate e veste ancora con lo stesso paio di jeans. Un trasloco finisce nel momento in cui vi renderete conto che casa è diventata troppo piccola e ne dovrete cercare un’altra.

Al terzo posto, viene il divorzio. Vatti a ricordare quello che era tuo, quello che era suo e quello che avete comprato insieme. Il servizio di tazze lo dividi, ma con la zuccheriera come fai? E con il quadro singolo? La lampada, i dischi, quelli soprattutto regalati durante il matrimonio: sono suoi o dobbiamo esercitare il diritto di prelazione? L’avvocato vi risolverà tutte quante le cose, soprattutto quando dovrete vendere tutto per pagarlo. I tuoi genitori ti frantumeranno i coglioni, quelli di lei, invece, ti odieranno e basta. Se avete figli, disconosceteli e dateli in adozione. Vi risparmierete secchiate di piscio in faccia, quotidiane e gratuite. Per gli uomini, come disse il Signore, tu donna partorirai con dolore e tu, uomo, pagherai gli alimenti. Sai che vuol dire pagare gli alimenti alla tua ex? A conti fatti ti potresti permettere Ibrahimovic, tutti i giovedì sera a calcetto, per 3 anni. Quando avrete finito di spartirvi pure le maioliche del cesso, vi toccherà il trasloco. C’è di buono, questo sì, che potrete piangere istericamente e gli amici vi capiranno. Provate a farlo durante un trasloco. Vi prenderanno per pazzi.

Al quarto la nascita di un figlio. Tu donna soffrirai come un cane e odierai il giorno in cui quello stronzo del tuo ragazzo non ha insistito a fartelo bere. Tu uomo, guardando quella donna così ridotta, capirai quanto sia stato utile conservare i numeri di telefono delle tue ex. Il bello è che siete già stressati da queste prime 2 righe e non avete ancora ascoltato il pianto incessante di vostro figlio. Quando il bambino farà un anno, mi raccomando, godetevelo. Sarà forse l’ultimo compleanno che passerete tutti e tre insieme.

Infine, perdere il lavoro. Quest’anno ho già perso il lavoro due volte e siamo solo a ottobre. L’unico inconveniente è quando, tra un lavoro e l’altro, dovrete traslocare. Per il resto, sarete sempre in buona compagnia. Soprattutto, numerosa. Lo stress è minimo: potrete bere e fumare, dormire la domenica mattina, staccare il telefono e cazzeggiare su Internet, come se aveste un lavoro vero.