Ci avevano chiesto di scrivere cosa pensiamo della libertà di satira in Italia. Noi che ci facciamo schifo gli uni con gli altri e ci odiamo a vicenda dovremmo condividere una pagina comune per parlare di satira. Il fatto che la proposta sia dare a tutti lo stesso spazio è solo per evitare che scatti una faida e qualcuno decida di imbracciare il suo Kalashnikov una volta per tutte. No, sul serio, se fossimo un po’ meno bacchettoni cattolici ci saremmo già fatti esplodere ognuno a casa degli altri. Il fatto è che nessuno lo dice mai apertamente, tendiamo a tenerci tutto dentro, a somatizzare, ma è un po’ come quando il Papa incontra ufficialmente il rabbino di Roma o i Talebani vanno a cena con i vegani: baci e abbracci davanti ai fotografi, ma dietro “quelli non fanno ride manco per il cazzo”, “quella battuta l’avevo scritta io meglio già nel 1986”, “la ragazza sua una volta mi ha fatto un pompino”, “Gesù è recchia perché si depila i peli sul cazzo”, “A Maometto gli piace la salsiccia ché si mette pure l’eyeliner”. Sui social network ti scrivono con la destra “siete BRAVISSIMI” mentre con la sinistra giù di spilloni e voodoo, insulti alla madre vergine, Allah è grande, ma mai quanto Buddha e sempre meno di Totti. Quindi se volete un parere sulla satira in Italia, chiedetelo a qualcun altro che non abbia a che fare con sta roba e soprattutto non sia italiano. – Spaam
– “Buongiorno”
– “Buongiorno, chi è?”
– “Lei crede in Dio?”
– “No, ma cosa vuole?”
– “Sa che la fine è molto vicina?”
– “No guardi non mi interessa”
– “Non si preoccupi, le rubo solo un attimo… sa che la fine è molto vicina?”
– “Che fine? Del mondo?”
– “No, la sua”
– “La mia?”
–“Sì, lei morirà. Se mi fa salire le spiego”
– “Ok, terzo piano, ma ho solo cinque minuti ”
– “Non si preoccupi”.
– “Buongiorno”
– “Allora?”
– “Beh sì, come le dicevo la sua fine è vicina”
– “Ma lei è un testimone di Geova?”
– “Sì”
– “E perché starei per morire?”
– “Perché Geova è ultimo in classifica e deve recuperare”
– “Che classifica?”
– “Quella dei morti. Nessuno è mai morto per Geova e infatti, non so se lei se n’è accorto, Geova conta meno del due di bastoni con briscola a coppe”
– “Ma come si permette di venire a raccontarmi queste cazzate?”
– “Non mi permetterei mai. Noi siamo moderati e rispettosi. È solo che coi citofoni non si ottiene niente”
– “Guardi se ne vada subito o chiamo la polizia. E poi se volete fare casino fatevi esplodere come tutti… perché venite a rompere il cazzo a casa mia?”
– “Caro signore, perché i morti fuori casa valgono doppio”. Bum. – Azael
A tutti gli ascoltatori che ci seguono dal Primo Mondo: Lucia Annunziata dice che sta arrivando la terza guerra mondiale, ma non temete: arriverà solo l’ennesimo libello di satira, o al limite Lucia Annunziata. Qui dalle nostre postazioni bellicosamente europeistiche, distribuiamo gioia di vivere su chiunque si senta moralmente superiore a un manipolo di integralisti anfetaminici. Seguiteci. A quelli del terzo mondo diciamo: non rassegnatevi. Riunite tutte le vostre energie e rialzatevi. Riappropriatevi giorno dopo giorno del vostro antico e nobile ruolo di capro espiatorio. Unitevi a noi nell’abbraccio supremo delle teste di cuoio, delle teste di ponte dei cortei, delle lingue riottose di Abu Mazen e Netanyahu riappacificate in una pomiciata convulsa. Al secondo mondo non sapremmo che dire, visto che non si è mai capito cosa sia, e che probabilmente si intende al più il Molise e alcune zone della Basilicata. Destati, o Europa, figlia di Titani. Canta. Fatti un selfie in questo grande momento di orgoglio. Perché c’è un nuovo che esplode e c’è un nuovo che avanza. – Woland
Cari fondamentalisti, terroristi, estremisti (e – perché no? – frittimisti), avete dunque compiuto quest’atto di violenza di far diventare un simbolo chi un simbolo non voleva essere, dimostrando – tra l’altro – di non avere imparato nulla dalla morte di un Kurt Cobain o di un Che Guevara. Avete inoltre appurato che ottenete più risonanza falcidiando meno di venti europei che un paio di migliaia di africani. Nel nostro piccolo e senza voler peccare di superbia, tra queste pagine trovate un sacco di gente che trova la sua libertà scrivendo o disegnando. Fossi in voi, lascerei stare quelli di Spinoza, che – valli a beccare tutti! – fai prima a imparare a memoria l’elenco telefonico di Mosca. Quelli di Lercio darebbero gusto, che sono la metà di cento, ma poi l’hashtag #iosonolercio mica funziona bene: io, per esempio, è una vita che già trascuro l’igiene personale. Magari potete beccare quelli di Cuore, ché loro son come nella canzone Nutless: la battaglia grossa pensano di averla già fatta. Noi di Diecimila, anche perché tengo famiglia – eh – non penso che andiam bene: la magliette “Io sono Diecimila” sembrano il gadget di un raduno di psichiatrici, dai. E poi siamo solo sette o ott… Lasciamo perdere, quanti siamo. Comunque, siam tutti sparsi, e non abbiamo un’importanza tale da far dire a un investigatore “Ah! Ecco il filo conduttore dei delitti!”. Finirebbe tutto con un “Cazzonesò, archiviate!”, mi sa. Comunque, avete perso e sempre perderete. Arriverete sempre secondi, siete i Toto Cutugno del terrore. Perché per quanta disperazione, senso di smarrimento e indignazione riuscirete a spargere in giro, non ci sarà mai nulla che una successiva dichiarazione di Salvini non possa peggiorare. – Van deer Gaz
Chiedere ai musulmani di prendere le distanze dal terrorismo è come chiedere ai tedeschi di scusarsi ancora per l’olocausto. Cosa che i tedeschi, sempre precisi ed educati, fanno. Non solo, i tedeschi continuano a pagare i risarcimenti per le sofferenze che hanno causato ai deportati, allo stato di Israele. Soldi che, insieme agli aiuti degli Stati Uniti, Israele utilizza anche per insediare nuove colonie nei territori occupati. E per difendersi dagli attacchi terroristici che ne conseguono. Per i quali i musulmani devono prendere le distanze. Come se si chiedesse ai tedeschi di scusarsi ancora per l’olocausto. O a Salvini per i soldi che prende all’Europarlamento. O all’Europarlamento per i soldi che da a Salvini. Oppure, chiedere a Charlie Hebdo di scusarsi per la nostra ipocrisia. – Coq Baroque
Scegliere di zittire qualcuno usando un Kalashnikov è stupido. In occidente abbiamo imparato da tempo che per impedire a qualcuno di esprimere il proprio punto di vista, il proprio pensiero, bastano tecniche più semplici: niente spargimenti di sangue, nessuno sdegno dell’opinione pubblica. In occidente viviamo sui social network, e allora è sufficiente non mettere un like, non fare un retweet, e il pensiero difforme dal proprio rimane sepolto per sempre tra gli sbalzi emotivi dei teenager e gli ultimi aggiornamenti dell’ennesimo talent show. Se volete nascondere la verità, imparate a comunicare, invadete gli spazi altrui, imponetevi su ciò che vi circonda. Siate 2.0, siate folli, siate affamati, siate degli spaventosi cazzari, ma non ammettetelo mai, perché ammettendolo sareste degli autori di satira, e la satira, si sa, non ha mai vinto le prossime elezioni. La satira è opposizione, la satira è utopia, la satira è quel limite che la realtà non sorpasserà mai. – Waxen
La satira non ha mai ammazzato nessuno. E neanche ferito. La satira non ha mai fatto crollare un governo che fosse uno, né fatto vincere un’elezione. Non ha fatto vincere mai nemmeno una guerra, o dichiarare una pace. Non ha fermato criminali pericolosi, pazzi furiosi. Non ha spodestato né re né presidenti, né alcun altro uomo di governo. Non ha fatto licenziare una sola persona. Non ha fatto fallire multinazionali né aziende di alcun tipo, tantomeno ha fatto chiudere banche. Non ha tolto ai ricchi né dato ai poveri. Non ha zittito capi religiosi e non ha fatto perdere la fede a chicchessia. Non ha concesso diritti e non ha promulgato divieti. Non ha salvaguardato l’ambiente, non ha protetto gli innocenti, non ha salvato vite, fermato disastri, impedito rapine, violenze, truffe, raggiri. La satira non conta un cazzo. Per questo non se ne può fare a meno. – Mix