Se siete imprenditori edili cinici e senza scrupoli vi sarete accorti come da alcuni anni a questa parte succeda una cosa che ha dell’incredibile: tutti vi odiano. Questo ovviamente, al di là degli aspetti morali, non monetizzabili, non fa bene ai vostri affari e rischia di farvi perdere un sacco di soldi. Vale perciò la pena di approfondire le molteplici cause di questo sentimento negativo e soprattutto antieconomico.

La crisi, in primo luogo, che ha aizzato tutti quei poveracci che non si possono permettere nemmeno la benzina per il Cayenne – figuratevi il Cayenne – ovvero quella classe medio-bassa incapace di una visione allegra del mondo perché povera; quelli che lavorano per voi, in pratica, e che invece di esservi grati trovano sempre un motivo per protestare e scioperare. Per fortuna che ci sono i sindacati, dalla vostra parte, altrimenti sareste sempre lì a discutere.

C’è poi il fatto che in Italia, da Berlusconi in poi, la parola “imprenditore” è stata sempre semanticamente associata a “porco”, quest’ultima da intendersi non in senso letterale, naturalmente, ma in senso figurativo. Magari l’avete anche votato, il Cavaliere, e per un po’ ha persino “lavorato” per voi, però non potete negare che abbia sputtanato l’intera categoria. Come testimonial è stato addirittura peggiore dell’alce del famoso test per la Classe A.

Come se non bastasse, hanno fatto clamoroso ritorno sulle scene gli hippie, che non si fanno più chiamare così, ma sono sempre gli stessi, un po’ come Prince. Popolano piazze e piazze affari di tutto il mondo coi loro occupy-qualcosa e si fanno fracassare gli iPad dalla polizia in nome della lotta al capitalismo, al consumismo, al riscaldamento globale, al randagismo indotto. Sono tanti e sono disarmati: se non fosse che ci sono tre videocamere per abitante, sul pianeta, si potrebbe fare un lavoretto veloce e pulito.

Tra tutti costoro, tra tante sottospecie di hippie, visto che siete uno che cementifica, che trasforma il verde-linfa in grigio-calcestruzzo, i vostri nemici giurati sono gli ambientalisti, quelli cioè che vogliono le robe sostenibili, le eco-cose, che voi non riuscite a capire nemmeno di cosa parlano, e avete anche cercato sui cataloghi dei vostri fornitori, non ci sono mica, quelle diavolerie che dicono. Perciò vi odiano, con tutto il cuore. Faranno di tutto per ostacolarvi, per interrompere i lavori, per occupare i cantieri, far saltare appalti, evocare gl’impatti ambientali, le soprintendenze, l’Unesco: tutto, pur di bloccare l’avanzata del cemento, l’antropizzazione, il gonfiarsi del vostro conto offshore.

Vi serve un piano, una strategia. Non potete combatterli a viso aperto, non ora perlomeno: sono troppi, troppo ben piazzati, troppo ascoltati, andreste in rovina nel giro di poco, schiacciati da comitati, associazioni, petizioni, raccolte firme, referendum e altri inutili figli degeneri della democrazia. Dovete farveli amici, dovete fregarli. Dovete usarli.

Procedete più o meno così. Comprate dei terreni agricoli, coltivati, non edificabili, li pagherete una miseria, visto che fare il contadino ormai conviene come fare le lampadine a incandescenza. Una volta acquistati i terreni, rapidamente, contattate tutti i vegani che potete: mettete annunci in rete, volantinate nei mercati ortofrutticoli, nei ristoranti bio, lasciate scie di semi di mais che conducano ai vostri campi, organizzate un convegno sui viaggi astrali: arriveranno. A quel punto dite loro “Cari abitanti di Vega, da queste coltivazioni, prendete tutto ciò che volete” e li vedrete lanciarsi sui frutti della terra come vampiri sui colli delle vergini, spinti dalla fame atavica che sempre li accompagna, pallidi ed emaciati, in preda al furore glicemico. Date loro alcuni giorni per concludere il lavoro. Lo spettacolo che si presenterà ai vostri occhi quando l’orda vegana avrà abbandonato le vostre terre spingerebbe alle lacrime anche un fuochista di transatlantico polacco di fine ‘800: tolte le radiazioni, sembrerà Hiroshima.

I vegani, bisognerebbe calcolarli a Megatoni.

(continua)