Relativamenteamati concittadini ed elettori,
Se il crepuscolo si vede da fosche tinte pastello, la terza Repubblica sarà circondata dalla tappezzeria di un motel. Stentiamo a credere che una nazione così giovane, eppure così incredibilmente, testardamente, improrogabilmente, decisamente, coraggiosamente, verosimilmente, ostentamente, gagliardamente, valorosamente votata a perdere tempo in avverbi, conservi ancora lo spirito necessario per ricostruirsi. E infatti è così.
Siamo qui per liberarvi. Siamo qui per recidere le catene che vi legano al vecchio. Non il tappo. No, neanche quello che biascica banalità dal sapore partenopeo, quello con la macchie sulla capoccia e la moglie utilitaria. Il vecchio è il concetto, l’essenza della ripetizione dell’uguale, la visione nietzschiana di una reincarnazione in vita e in vitro.
Noi siamo la nuova politica.
Noi siamo la nuova essenza.
Noi siamo noi.
Il nostro partito non arriva. Non giunge. Non si impone. Non ordina. Semplicemente è, come è sempre stato. Siamo sempre stati qui. Ma da domani saremo soli, noi e voi, indissolubilmente legati nel presente. Fino ad oggi, la sola idea di renderci manifesti all’elettorato ci dava la nausea, ma la situazione impone una rivoluzione universale e, diremmo, copernicana in senso galattico delle vostre vite.
Quante volte avete deglutito il groppo in gola cui la speranza della sola esistenza della democrazia vi condannava? Quante volte avete pensato di contare almeno qualcosa, pur in minima parte? Quante volte vi siete detti: «questo partito metterà mano alla politica economica. L’hanno promesso» L’ha mai fatto qualcuno? Solo se con «mettere mano» si intende qualcosa su cui indaga la magistratura.
Noi non metteremo mano alle finanze.
È una cosa faticosissima.
Non cambieremo la legge elettorale, perché avete visto che non frega un cazzo a nessuno. Ma più che altro, amici e conoscenti elettori, non ci va. Non ne abbiamo la minima intenzione. Così come non faremo nulla per l’immigrazione, per la scuola, per la sanità, per la ricerca (la ricerca di cosa, poi? Se l’avete trovato bene, se no evidentemente ciò che cercavate voleva starsene per i fattacci suoi). Non ci arrabattermo per comprare voti, né tantomeno andremo in parlamento a votare dei provvedimenti che poi non discuteremo e che nessuno avrà voglia di bocciare. Non affolleremo le tribune stampa e i tg, che poi sono all’ora di pranzo, e anche se a noi non va di cucinare, va da sé che qualcosina ogni tanto bisogna spizzicarla.
Noi non ne abbiamo voglia, cari signori sconosciuti che noi non abbiamo mai visto e che sinceramente non abbiamo tutta questa passione di incontrare. Vogliamo stare a casa in un relativo benessere, e sostanzialmente siamo stufi che ci vengano a dire che per farlo dobbiamo anche aumentare la nostra attività mitocondriale. La respirazione è già una punizione sufficiente.
Se proporrete un referendum, bene. La voglia che avrete di raccogliere le firme sarà inversamente proporzionale al nostro sforzo di contarle.
È l’alba di una nuova era, concittadini. F.I. si candida per la prima volta a non guidare questo Paese. Ma vi non-guiderà senza mentirvi. Senza riempirvi di palle, di phard, di cooperative, di famiglia (la famiglia di che, poi, che per fare una famiglia ci vuole una fatica bestia), di legalità (milioni di leggi da scrivere, mi viene il tunnel carpale al solo pensiero), di iperlavoro (quel vecchio tappo che dorme tre ore a notte, ma voi credete sia felice? È l’uomo più triste e solo del mondo, fa una pena che neanche Piergiorgio Welby, che almeno stava sdraiato).
F.I., Forza d’Inerzia, è sempre stato il solo, unico, partito a vocazione maggioritaria di questo Paese. E se non si è presentato finora, è stato solo per darvi la possibilità di gingillarvi coi vostri testicoli e stamparvi in faccia quell’espressione da cretini. Ma è finita.
Ora tocca a noi. Per sempre. Non confluiremo nel PPE, il Partito Procrastinatore Europeo.
Per procrastinare ci vuole comunque progettualità.
Noi non abbiamo nessun piano.
Non abbiamo un programma.
Non abbiamo intenzioni.
Abbiamo solo la blanda, sincera, eterna convinzione che l’universo non si espanda, non si contragga e non muti. L’universo è un grosso mattone inerte nel muro del tempo. Noi, tutti insieme, appoggeremo la schiena su quel muro e guarderemo lo spazio e il tempo dannarsi al nostro posto.
Non dovete neanche votarci.
Ci avete già votato.
Insieme, non daremo niente a questa Nazione, mai.
Insieme, non ce la possiamo fare.
Insieme, per un presente qualsiasi.
A prestissimo.