Partiamo dal presupposto che una cosa viva (nel senso di funzionante, o in buono stato) non abbia alcun bisogno di essere “rilanciata”.

A questo punto prendiamo come esempio l’economia e guardiamo nel dettaglio cosa vuol dire “il rilancio di un’economia”.

Si crea un evento, tipo EXPO.

Per ottenere l’evento in sé, le diverse nazioni proveranno ad accaparrarselo con ogni mezzo: corruzione di delegati, compromessi politici, camice hawaiane a Formigoni, studi di fattibilità, interiora di pollo, quadri astrali, la creazione di un logo fighissimo tale da acchiappare i consensi di tutti quanti e che per questo motivo sarà affidato a qualche società sconosciuta esperta in design e litografie di t-shirt, gestita dal nipote 40enne disoccupato e ritardato di qualche sottosegretario di maggioranza. Questo produrrà il primo giro di soldi (illegale e non), nonché un logo-aborto (Italia ’90, Regione Toscana, Expo 2015, il simbolo di “Italia Unica”, partito di Passera ecc).

Alla fine uno vince l’evento, tipo EXPO.

Annunci festanti da parte del primo ministro, schizzi di sperma da parte del comune interessato nonché un’orgia a base di sesso anale, discomusic e mazzette tra Confindustria, sindacati e mafia. È la fase due: la costruzione delle infrastrutture. Perché ogni grande Paese occidentale che si rispetti, quando vince un evento come Expo, le Olimpiadi o i Mondiali, scopre improvvisamente di aver bisogno di nuove infrastrutture come strade, ponti, ferrovie, stazioni, metropolitane, giardinetti, statue, fontane, aeroporti, rampe di lancio, monoliti, una base spaziale orbitante intorno a Giove. Tutta roba di primissima importanza e che fino a 24 ore prima nessuno le aveva mai discusse o pensato di. Da qui il secondo giro di soldi (illegale e non) per avere gli appalti delle opere.

Assegnate le opere, segue poi un terzo giro di soldi, in questo caso quasi tutti legali e non, dovuti alla lievitazione del prezzo finale della singola opera.

Con l’evento vero e proprio arriveranno i soldi delle sponsorizzazioni, i diritti TV, il merchandising, i biglietti, le bottigliette d’acqua a 5 euro e il tutto, grazie al grande apporto di giovani volontari e giovani sottopagati e giovani extracomunitari e giovani disperati, in un regime di mercato privilegiatissimo. Un po’ come lo era la produzione del cotone in Alabama, nel 1874, quando la manovalanza negra permetteva ai bianchi latifondisti di arricchirsi a prezzi decisamente più competitivi di quelli successivi alle lotte sindacali. Oggi invece lasciamo che quattro straccioni greci si mettano a spaventare le borse di tutto il mondo che, sensibili come sono, vanno sotto a un treno e mandano subito a puttane l’economia, bruciando miliardi di euro in meno di 24 ore. Capitele. Io pure mi cagherei sotto davanti a 5 milioni di greci poveri che strillano incazzati.

Ma dicevamo, l’Expo.

Il giorno della sua inaugurazione coincide sempre con qualche manifestazione “NO-Evento”. No Expo, No Olimpiadi, No Mondiali, No Tav, No stocazzo e via così. Un cospicuo gruzzolo viene allora dai danni materiali causati da quelli che si definiscono “black bloc” e che, immancabilmente ad ogni grande evento che si rispetti, esclusa forse la via Crucis, partecipano attivamente in nome del rilancio economico.

Questi ragazzi disperati, incivili, con la segature in testa, i soldi di papà, le mamme sceme sempre incinte, rifiuti della società che noi abbiamo costruito con tanto sudore, ecco, questi qua anziché restare a casa loro a spaccare le loro vetrine, a incendiare le loro macchine o a pisciare sui loro portoni, decidono di affrontare lunghi viaggi per venire a vandalizzare proprio le città dove si svolge l’evento. Questo costringe il contribuente a tirare fuori una somma extra di soldi (dopo le tasse per finanziare il suo Stato, le borse, le mafie, confindustria, ecc.) per ricomprarsi la Mercedes 5000 o la Panda 4X4, ripulire la città, grattare via le scritte dai muri e via così manco fosse una finale di Coppa Italia o il derby di Roma.

Alla fine della giostra, o dell’evento se preferite, i risultati sono sempre apprezzabilmente disastrosi: infrastrutture mai finite, costi quintuplicati, nessun reale aumento dell’occupazione, inutili costi di manutenzione ad opere inutili, degrado dell’area urbana interessata, costi extra per il recupero d’infrastrutture inutilizzabili nei prossimi 10 anni, ditte subappaltatrici fallite, infiltrazioni mafiosi, aumento del livello di corruzione politica, 4 speciali di Report, la Grecia.

Ma nonostante questo, credeteci: sarà l’EXPO a rilanciare l’Italia nel Mondo.

[artwork by Humani Instrumenta Victus]