Signora mia, guardi che è dura fare la vita del politico. Sa quante spese ci sono? Io mica vivevo a Roma prima di essere eletto, però adesso mi tocca, altrimenti come ci arrivo in Parlamento a confrontare il mio smartphone con quello degli altri? E quindi mettiamoci il costo dell’affitto, ché dev’essere in un appartamento dignitoso, non sono mica qui a fare il deputato del parlamento indiano e a vivere ammassato con altre 18 persone negli stessi 40 metri quadri. E poi, vogliamo dirlo? Qui è tutto un corri corri, bisogna arrivare puntuali, c’è la seduta, ci sono le votazioni, e poi le riunioni, e ogni tanto passa Beppe ad incontrarci dal vivo e bisogna andare a sentire quello che ha da dirci, e allora giù altri soldi per pagare i taxi (che costano l’ira di Dio, qui a Roma). Non che Beppe ci imbocchi quello che dobbiamo dire, eh! sia ben chiaro; qui siamo tutti liberi di esprimere le nostre opinioni, però vuoi mettere? Beppe ne sa più di me che, ricordiamolo, sono anche qui per imparare come si fa la politica nuova, quella che nel nostro progetto a 30 anni farà dell’Italia un Paese moderno e competitivo a livello mondiale. E c’è da imparare un sacco, e mica tutti i libri te li puoi scaricare gratis da internet, visto che è ancora in vigore quell’odiosa legge sul copyright che impedisce la libera circolazione delle idee tra i cittadini. Così giù altri soldi per comprare qualche libro, meglio se illustrato, meglio se già usato e sottolineato, tornerebbero comodi dei Bignami, ma non sempre si trovano, e poi il tempo per star lì a leggere è poco. L’ultimo libro su cui ho studiato è quello appena uscito di ZeroCalcare, che, sì, vabé, uno lo legge e impara divertendosi, però sono sedici euro! SEDICI! E noi qui siamo tutte genti di popolo, mica genti della Casta, piene di soldi rubati con affari illeciti e sottratti a noi gente onesta. Aggiungiamoci anche i pranzi e le cene, che, sì, sono anche meglio del panino con la frittata che mi preparava mia madre, ma costano! E i viaggi in treno per tornare a trovare la famiglia ogni tanto? Mio figlio è iscritto al DAMS, non lo vedo quasi mai, le tasse universitarie sono altissime e bisogna pagarle, non siamo mica evasori noi, e il diritto allo studio è un diritto fondamentale, ci stiamo battendo per questo e continueremo a batterci come ha fatto coso lì, quella volta, adesso non mi ricordo di preciso, ma sono sicuro che mi avete capito. Che altro? Bisogna vestirsi decorosamente per entrare in Parlamento, mi guardano male se uso i soliti jeans, e voi avete idea di quanto costa un completo? E aggiungerci la cravatta e le scarpe giuste? Tra l’altro le scarpe sono importantissime, devono essere comode e solide, nel caso in cui qualcuno ci chieda di fare un minuto di silenzio per la morte di un Andreotti o di un Buontempo, e si debba lasciare l’aula in tutta fretta per non sembrare che il nostro silenzio di sdegno sia in realtà un silenzio di approvazione. E poi, cosa di cui nessuno tiene mai conto, Roma è piena di gente bisognosa accucciata agli angoli delle strade, gente bisognosa di cui la Casta non si interessa, e allora un euro qui, un euro lì, a fine giornata gli spiccioli sembrano non bastare mai. Una volta ero tentato di lasciare due euro anche a quelli del PD, quando facevano le primarie, mi avevano fatto tanta pena, ma poi ho capito che non se li meritavano e ho ripiegato su una colazione nutriente; è importante tenere sempre alto il livello di zuccheri nel sangue, il cervello deve essere reattivo, ci sono complotti contro di noi ad ogni angolo, c’è sempre qualche giornalista pronto a strumentalizzare quello che diciamo, e anche qui, vorrei sottolinearlo di nuovo, è fondamentale aver scelto il giusto tipo di scarpe da abbinare al vestito. Insomma, fare il parlamentare costa, voi che siete fuori non ve ne rendete conto, ma ve lo assicuro io, che sono uno di voi, e che ho bisogno dell’intero stipendio per arrivare dignitosamente a fine mese. Quindi non lo so mica se posso permettermi di tagliarmelo. Ma sappiate che sono soldi ben spesi.