Mentre i miei virili polpastrelli schiacciano tasti indifesi con su disegnate delle letterine, è la Festa della Donna, l’8 marzo.

Io sono uno di quelli che pensano che sia una festa senza senso (o quasi), dato che noi maschietti dovremmo essere dei maratoneti da 365 giorni di gara, a onorare e rispettare le femminucce, e non dei centometristi da 8 marzo. Insomma, per non cadere in un luogo comune, ne ho scelto un altro. È come per le dipendenze: secondo me non si superano, le si può sostituire, al massimo (smetti di fumare e ti attacchi al frigo, esci dal tunnel dell’eroina e ci trovi ad aspettarti all’uscita Gesù, con tutti gli annessi e i connessi, la pianti con l’onicofagia e cominci con la tricotillomania, cose così…)

Quindi, io l’8 marzo tendo a non fare auguri di sorta, se posso. Però sono pure un uomo, per cui sono un vigliaccone che fa gli auguri – al limite – a quelle che so che ci tengono. Così, per il Principio Termodinamico maschile della massima resa col minimo sforzo e per non passare per uno stronzo parecchio egoriferito (cosa spesso vera, peraltro).

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Lo Status Quo

La fisiologia, per piccina che lei sia, ci dice che noi maschietti ragioniamo con un emisfero cerebrale alla volta, mentre le femminucce ne usano contemporaneamente due. Noi, fondamentalmente, siamo grossi bambini (lo si vede anche dal fatto che – se facciamo dei soldi – ci compriamo dei giochi sempre più costosi, tipo un’auto sportiva o un moscone) che hanno due o tre funzioni primarie, mentre loro sono più complicate di un rosario chilometrico composto da cubi di Rubik al posto dei grani, aggrovigliato su se stesso e annodato a migliaia di cavetti delle cuffiette. Fosse per noi, inoltre, staremmo ancora seminudi a lanciarci del guano, se una di loro, un tempo, non avesse detto “Wow, una ruota! Devi essere intelligente, accoppiamoci! Così i miei figli avranno un buon patrimonio genetico”, e così s’è arrivati all’iPad, alla Filologia Romanza e a come impiattare decentemente qualcosa. Delle volte, l’avrete notato, ci guardano rapite. “Guarda che è ancora un signor pezzo di maschio”, noi crediamo che pensino, mentre è più probabile che stiano considerando “Ma che, davvero mi devo accompagnare con creature così basilari? Perché la partenogenesi è stata concessa ai Draghi di Komodo e non a me?!”.

Queste qui sono talmente multitasking rispetto a noi che la corretta traduzione di “Meno male che c’è lui, altrimenti io non riuscirei mai – da sola – a cavarmela con

[scegliete a piacere tra cose tipo la contabilità di casa, i computer, l’essere normativi coi figli, la caldaia o altro]” è “Meno male che c’è questo qui che si occupa di cose che sarei perfettamente in grado di fare ma che mi annoierebbero a morte. E poi, che culo, gli do pure l’illusione di scendere da un cazzo di cavallo bianco e di venirmi a salvare”.

Avete litigato? Al giorno 1 siete incazzati come tigri tenute a yogurt per tre settimane e consci di averne tutti i motivi. Al giorno 2 siete di pessimo umore. Al giorno 3 vi girano i maroni non poco, ma non vi ricordate proprio tutto tutto del perché, e lei – bisogna ammetterlo – ha una gran bella forma. Al giorno 4 vi sembra di ricordare che siete un po’ infastiditi ma “Oh, che carina, questa qui che mi gira per casa!”. Al giorno 5 sperate di fare la pace e all’amore. Al giorno 6 va bene anche solo fare l’amore. Al giorno 7 siete in grado di ricominciare dal giorno 1.

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State avendo una discussione che potrebbe portarvi a litigare. Voi pensate di essere due esseri umani che si confrontano alla pari. Non è così, non ci cascate.

Lei, quella discussione, l’ha già fatta. In testa, migliaia di volte e in migliaia di differenti scenari. Sa cosa fare in ogni caso, comunque butti, qualsiasi cosa voi vi dimeniate a fare o dire. Ha già vinto. Vi aiuto tramite una metafora calcistica: voi pensate “… ok, allora vuoi giocare?! Giochiamo! 11 contro 11! Pronti, via, dài!”, ma non è così. Lei, in realtà, ha in campo tra i 22 (se improvvisa, ma non improvvisa) e un qualche centinaio di giocatori. Voi avete 11 giocatori, di cui almeno un paio decidono di giocare nella squadra di lei, non appena le si inumidisce un ciglio, uno dà nel gomito a un altro per convincerlo a sbirciarle nella scollatura, uno sta piangendo appoggiato a un palo della porta, almeno uno gioca ancora nella Primavera e gli altri si stanno chiedendo che cazzo ci fa tutta quella gente nell’altra metà del campo. Poi, viene fuori che non si gioca neanche a pallone.

Cosa fare

Vasco Rossi, quando ancora si drogava forte e quindi scriveva cose sensate, una volta se ne è uscito con questa:

Corri e fottitene dell’orgoglio, ne ha rovinati più lui che il petrolio.

Fuor di metafora, questo è ciò che dovete fare:

niente.

Siete nelle sabbie mobili fino al collo: siete sicuri di volervi dimenare? Eppure, è ciò che fate abitualmente. Se invece vi fermate a pensare a quanto avete da perdere e da guadagnare tramite una sanguigna reazione d’orgoglio, realizzerete che è questo che dovete fare: niente. La situazione non peggiorerà e lei, che ha già considerato tutti gli scenari possibili, ivi compreso quello in cui voi non sparate una puttanata colossale ma, anzi, ve ne rimanete ad ascoltare in silenzio, potrebbe addirittura trovarvi – proprio per quel silenzio – carichi di carisma e sintomatico mistero.

Se, però, la pulzella in questione sta con voi ma ha comunque del buon gusto e legge Diecimila.me, al vostro futuro, meraviglioso e silenzioso annuire potrebbe ricordarsi di queste mie righe, e allora sapete cosa succederebbe?

Niente.

Perché di fianco a questo scenario, proprio per via delle sue capacità, c’è ancora e comunque quello per cui voi non state sparando una puttanata colossale, ma anzi siete inspiegabilmente carichi di carisma e sintomatico mistero.

Mi dovete un favore.

Grosso.