Mi ricordo ancora delle passeggiate in tondo, nel cortile di casa tua, come due giovani Papillon, a guardare il quadrato di cielo blu e sognare gli immensi spazi di Torpignattara, dove i ragazzi facevano le pinne con i loro motorini 50 e tu, poggiando la testa sopra la mia spalla mi chiedesti: “Amò, quann’è che te motorizzi? No, perché io me sarei rotta pure er cazzo de pija l’auti tutti i giorni”.

Fino a quando, una domenica pomeriggio di novembre, di quelle quando il campionato sta fermo perché gioca la nazionale e la noia ti spinge a guardare Domenica In, mentre giochi con lo smartphone, ecco, proprio in una domenica così, mentre ti applicavi le unghie finte con la faccia di Totti, io capii che tu eri il mio grande amore. L’amore della mia vita, quello che mai avrei voluto lasciare e perdere, la madre dei miei futuri figli, la donna con cui invecchiare insieme e per sempre.

Purtroppo avevo già versato l’anticipo per le 2 settimane a Santo Domingo con Lele e Frabbrizio e tu lo capisci, amò, che perde la caparra per queste cose è un attimino fuori luogo. Dico, co sta crisi noi che famo? Se mettemo a buttà via i soldi così, senza motivo?

E quando ti chiesi allora dov’era il borsone mimetico perché per una volta non volevo fare tardi all’aeroporto, tu mi rispondesti piantandomi una coltellata nel costato e io, scivolando verso l’oscurità dell’ignoto, ti vidi per l’ultima volta fare zapping con la faccia di chi pensa “certo che la domenica non c’è mai un cazzo in TV”.