Ostia, ora di pranzo.

Un muro di cinta bianco impedisce la vista del mare verdognolo e di qualche decina di metri di spiaggia grigia, ormai in gran parte mangiata dal mare. Dietro c’è uno stabilimento balneare qualunque, di quelli fondati nel Ventennio.

Roberto, il proprietario, tiene molto allo stabilimento di famiglia in cui è cresciuto e ha cercato di arginare l’erosione della spiaggia con una barriera non autorizzata di enormi blocchi di cemento armato, creando una piccola baia. In questo momento è al bancone, di fronte alla sua spiaggia, e sta servendo una granita di ghiaccio giallina. Nell’aria c’è un remix di musica calypso.

Sotto l’ombrellone, la maggior parte del corpo di nonna Tina non ha trovato posto sullo sgabellino blu pieghevole e sta giocando a briscola con la nipote, in vacanza dalla scuola. Tina è in spiaggia da sempre. Pare di cuoio, gli occhiali simil-Gucci dorati, il costume intero fucsia, gli zoccoli di legno, la voce roca. Mentre vince con la nipote esulta, urla, le dice che è una pippa. Ogni tanto passa una delle sue amiche, guarda un po’ di partita, e le dà ragione. Tatiana è annoiata, ha il lucidalabbra rosa confetto e diciannove anni, di cui sei di liceo, in corso. È molto orgogliosa della sua pancia piatta, che guarda e tocca spesso, poco meno del suo smartphone con la cover di Hello Kitty. Alterna le umiliazioni della nonna a seguire #Amici14 su Twitter. Il suo ragazzo, Manuel, è lì al bar, dove dà una mano a Roberto. Tiene i capelli come Neymar, aggiornandoli spesso, gioca nel Pescatori Ostia e ieri ha fatto il provino con un illustre ex della squadra, un attaccante con una presenza in Nazionale che ora fa l’osservatore. S’è messo la maglietta di Messi per l’occasione. Sul campo di pozzolana erano solo loro due e un portiere. Non è andata bene e alla fine ha pure calciato via un pallone per la rabbia, ma è tornato a casa con una foto del campione, un uomo molto brutto e più alto di lui di una spanna. Mentre ripensa a quel pallone, Manuel ha lo sguardo perso e tiene la mano sul cocomero in fresco nel lavello del bar. È il pranzo per la sua ragazza e la nonna. Mangeranno solo quello, perché fa caldo ed è dietetico.

La mamma di Tatiana, Tiziana detta Titti, è rimasta a casa per preparare una cena per tanti, di cui l’ingrediente principale sarà una tanica di olio di semi vari e il resto paranza da Fiumicino. Oggi è il compleanno della figlia, ma gli amici di lei sono già tutti in vacanza, così con il marito hanno invitato i loro amici, qualche parente, i vicini di casa. Tatiana non voleva. Suo padre Armando, il bagnino, è un sessantenne villoso con un bel fisico per la sua età. Indossa un costume rosso, una catenella d’oro e occhiali da sole coprenti, montatura bianca. Ama ballare e quando va indossa spesso un abito di lino bianco con una camicia nera, con sopra la catenella d’oro. Era di sua mamma, e non ha mai voluto gioielli in regalo dalla moglie. Sta tirando per un braccio Camilla, la nipotina di Roma in visita dagli zii. Vuole portarla in giro sul pattino di legno rosso che ha appena riverniciato. Armando si sente il re di quei sessanta metri di spiaggia e vuole mostrare orgoglioso la bella nipotina agli amici. Lei è piccola, ha un vestitino bianco perché non si è voluta mettere il costume e piange un poco, intimorita dallo zio. Lui la trascina “Perché l’aria de mare te fa bene, respira lo iodio bella de zio, che Roma puzza”. La piccola ha i piedi contratti: sono sporchi di catrame, con qualche fibra di legno incollata sopra. Le danno fastidio, arriccia il naso, cerca di pulirli, ma non c’è tempo. Lui la solleva e la mette sul pattino. Partono. Scivolano lungo la riva. I piedi della piccola restano contratti, lei continua a guardarli. “Chi è quell’angioletto Arma’?” “È mi’ nipote Marce’! ‘O vedi quant’è bella? Saluta, bella de zio, saluta!”

È in questo esatto momento che Nadim scorre i compagni, uno a uno. Hanno paura e si vede, ma sa che sono pronti. Lui è seduto dietro, governa il motore del gommone. Loro sono accovacciati, le armi sono sul fondo. Sono tutti vestiti da mare per non dare nell’occhio. Stanno per infilare l’apertura della baia di Roberto, a una trentina di metri dalla spiaggia. La tensione sale. Tatiana nota il gommone. Intravede gli uomini accovacciati. Sono tutti così scuri e sembrano pronti a scattare. Capisce cosa sta per succedere. È qualcosa di importante. È agitata, trema, ma abbozza un sorriso. Si alza, prende lo smartphone e inquadra il gommone che si avvicina. L’eccitazione vince sulla paura. Anche Roberto ha notato il gommone, ma non ha capito. O non vuole. Reclina un po’ la testa e guarda. Il gommone s’infila tra i blocchi di cemento. Pssssssssss! Uno squarcio. Un tondino dei blocchi di cemento armato. Inizia a sgonfiarsi. Panico a bordo. Qualcuno si getta sulle armi per nasconderle. Altri si buttano in acqua. Nadim ordina in quei pochi secondi di lasciare le armi e cercare di scappare a nuoto. Sanno dove ritrovarsi. Il gommone pian piano sparisce. Erano tutti pronti a morire, ora dovranno ricominciare da capo.

Tatiana abbassa lo smartphone, sconsolata. L’agitazione scema, gli occhi si bagnano un po’, si siede e torna alla briscola, in silenzio. Manuel fissava il mare ma non ha visto niente, perso nei suoi ricordi. Armando continua a scivolare a pochi metri dalla spiaggia, sorridente. Camilla, sempre più a disagio, guarda in basso. Pensa alla mamma. Nonna Tina, tornata la nipote, è arrabbiata: “Che c’era de così importante?! ‘e partite ‘n se lasciano così!” Roberto sorride dell’incidente, chissà chi erano quei coglioni.

Sono tutti al sicuro.