Jon Snow. L’eroe dark-hipster di Game of Thrones.

L’amico che quando hai 18 anni viene da te e ti fa: “me so’ iscritto all’università. Fòri Roma”.
– NO?
– Sì! A ingegneria.
– Cristo!
– No, lui andrà alla Luiss. Sai, il padre…
– Ma fòri Roma che intendi, Tor Vergata?
– No, dopo. Fòri Roma, come fòri fòri. Dopo il Raccordo.
– Dopo dopo?
– Gli Urali.

Jon Snow. L’eroe taciturno e vergine che, spinto da insani malesseri interiori, decide di andare a difendere il confine Nord del Mondo. Difenderlo da mostri invisibili, lì dove c’è meno figa che ad un falò sulla spiaggia. Cioè, ai falò c’è sempre stata un sacco di figa, tranne a quelli dove t’hanno invitato, ma non entriamo in inutili dettagli.

Così, Jon Snow futuro ingegnere a difesa della muraglia del Nord, neo-matricola della facoltà d’ingegneria dell’università degli Urali, vergine e complessato come un 14enne della metà degli anni ’80, incontra la tipa alternativa che fa lettere indirizzo lingue orientali. Quella figa con la trecciolina-rasta, che fuma tabacco, porta gli anfibi e sa infilare i preservativi con la bocca.

Jon Snow, il nerd guerriero tutto d’un pezzo la guarda e gli viene duro, e potrebbe lasciarsi andare a quell’amore già scritto nel destino, ma come tutti i futuri ingegneri a guardia del Nord, oppone resistenza ai suoi istinti primordiali. La carriera, la difesa della muraglia, la laurea, ma soprattutto la madre che ha già raccontato a tutti quanti di come il figlio studi tutto il giorno perché un giorno sarà ingegnere.

Ma è come lottare contro la forza di gravità, perché come fai a spiegarle che gli integrali, pur vincendo sul calcetto che batte la stechiometria che vince sulla Play-Station che è meglio delle equazioni di secondo grado che battono il latino, nulla possono contro i pompini?

Come fai a studiare quando s’insinua il desiderio di due labbra che fanno su e giù sopra il tuo cazzo eretto e che si estende da x a x+infinito per una funzione parabolica e dura, molto dura?

Così Jon Snow cede alla tentazione e si tromba la giovane valchiria che ora fa lettere, ma indirizzo storico medioevale, che dopo aver letto un volantino per strada, sull’appartenenza di genere, ha deciso di cambiare. La valchiria con le tette sode, il culo da playmate dell’anno e l’ingoio facile.

In un attimo Jon Snow perde il filo di tutto quello che si era immaginato e inanella il tipico trittico che lo porta alla prima crisi universitaria: si fa bocciare agli esami di Analisi I, fisichetta e struttura della materia e tutto in una sola sessione di esami.

Questo è ciò che, in verità, segna il confine con l’età adulta. Questo è il momento in cui vieni messo di fronte alle tue scelte, le tue responsabilità. Sì, insomma, sei stato trombato a 3 esami su 3 e il cellulare sta squillando. Ed è tua madre. In attesa di notizie. E tu, novello Jon Snow, cosa le dirai? La verità parziale o una bugia semplice? Tipo “No è che il professore mi ha consigliato di ritornare alla prossima sessione, tra 15 anni, così facciamo un bell’esame che mi ha visto preparato e alziamo il voto che è importante”.

Oppure le butterai là una cazzata tanto per prendere tempo tipo “Hanno rinviato l’esame”. No, Jon Snow, tu mio piccolo inutile eroe taciturno, le imbastirai una di quelle mega stronzate romanzate, tipo “Ho preso 28 a tutti e tre”.

E da lì inizierà il tuo vero calvario: rincorrere gli esami che t’inventerai di aver passato ad ogni sessione, fino a quando scoppierai. La tipa ti lascerà per uno di economia e commercio, perché alla fine la borsa abbinata alla scarpa con il tacco vince sempre. Tu proverai ad affidarti al tuo orgoglio, ma l’inverno è ormai giunto e, a conti fatti, quando avrai 42 anni, mollerai tutto. All’attivo avrai dato 3 esami, tra cui il modulo d’inglese, ma per sempre dovrai spiegare, ai tuoi, perché tu abbia mollato dopo 116 esami, di cui 98 scritti e orali, quando ti mancava di discutere solo la tesi.