Quando quel giovedì di 65 milioni di anni fa, verso le quattro e mezza di pomeriggio, un anonimo sasso spaziale del diametro di 10-15 kilometri si schiantò sulla Terra, noi umani, futura specie dominante, perdemmo la possibilità d’incontrare, qualche decina di milioni di anni più tardi, quella che ci aveva preceduto. Quella che non aveva avuto bisogno di clave, frustini e tacchi appuntiti per dominare. I dinosauri. E allo stesso tempo il maledetto asteroide ci negò l’opportunità di sottometterli e sfruttarli a scopi industriali, ludici e gastronomici.

Il grande poeta Giacomo Leopardi è riuscito, in pochi e sublimi versi, a trasmettere tutta la delusione per quella mancata chance:

O natura, o natura,
Perché non rendi poi
Quel che prometti allor? perché di tanto
Inganni i figli tuoi?

Ahinoi, figli ingannati, quante mirabolanti imprese edili avremmo potuto avviare con grande anticipo se questi enormi rettili fossero stati a nostra disposizione? Quanta manodopera a costo zero (o schiavi, per usare un termine non politically correct) avremmo potuto risparmiare nei cantieri delle grandi opere? Rendendola disponibile al mercato dell’assistenza domiciliare, per esempio, o a quello della sperimentazione farmaceutica. Se 4 o 5 mila anni fa, in Egitto, avessimo avuto i dinosauri, il personale specializzato per manovrarli, e mangime a sufficienza (o schiavi, per usare un termine non politically correct), chissà quante altre piramidi avremmo oggi. E quanto fatte meglio, anche; costruite come Ra comanda, invece che a tirar via, com’è successo. Come anche Gandhi sottolinea:

Se il distacco tra la base e il vertice è eccessivo, la piramide non sta in piedi.

E chissà, soprattutto, che geroglifici fichissimi, coi dinosauri.

Per non parlare dell’incredibile salto di qualità che avrebbero fatto gli spettacoli circensi nell’antica Roma. La domenica pomeriggio, se eravate un romanus Romae senza Sky, potevate andarvene al Colosseo, comprare un biglietto a prezzi popolari – tanto era tutta curva – e passare qualche ora assistendo a sanguinolenti massacri ed efferati crimini, appositamente organizzati a scopo ricreativo. Se avevate culus, potevate imbattervi nello spettacolo dei pagliacci a costo zero (o cristiani, per usare un termine non politically correct), che si facevano inseguire e divorare dai leoni, per passare dalla categoria “sovversivi di una setta semisconosciuta” a “martiri della Chiesa”.

I leoni, però, sono animali spesso dediti alla pigrizia e al lassismo; accadeva spesso che gli spettacoli fossero rovinati dalla loro prolungata indifferenza verso le vittime. Spesso il pubblico, sfinito dall’attesa, si interrogava sulla liceità dei crimini a cui stava assistendo. E anche le quote delle scommesse non sembravano così regolari. Ce ne dà un esempio Tertulliano, nel De spectaculis:

Chi poi purtroppo mi può assicurare e garantire che coloro, che sono destinati ad esser vittima delle belve o che sono condannati a qualunque altro supplizio, non siano innocenti?

Provate invece a immaginare, al posto dei leoni, velociraptor e troodonti. Ritmo, imprevedibilità, continui climax. Questi piccoli ma incazzati dinosauri avrebbero portato lo show a una qualità da bollino rosso HBO, aggiungendo qua e là delle scene di sesso, ovviamente.

C’è però un settore, più di tutti gli altri, le cui sorti sarebbero state stravolte completamente dalla presenza dei dinosauri. Un settore che, mortificato dai piccoli tagli e dall’esaurimento delle possibilità di macellazione, si vede costretto a stupire affidandosi all’impiattamento: la gastronomia.

Se l’avessimo a disposizione, il tirannosauro sarebbe il rex della cucina. Allevato in enormi parchi giurassici e nutrito con maiali a kilometro zero (o politici, per usare un termine non politically correct) verrebbe macellato in grandi hangar ex Alitalia (compagnia schiacciata dalla concorrenza degli pterodattili), e lo troveremmo sulle nostre tavole in mille e mille forme, dal Tyrannosaurus McNugget agli spaghetti cacio e pepe di artiglio di tirannosauro, o il pasticcio alla Crichton.

Se il tirannosauro fosse qui tra di noi, non esisterebbero i vegetariani: perché il T-Rex, o lo mangi tu, o ti mangia lui. Non esisterebbero i sushi bar, perché avremmo già scoperto il fuoco e lo useremmo per cucinare fiorentine di tirannosauro da una dozzina di chili. Non esisterebbero la curcuma, la cottura al vapore e le robe tagliate alla julienne. Non esisterebbe più La Prova del Cuoco, chiusa alla terza stagione, dopo quel terribile incidente col tirannosauro “cucciolo” in studio.

E se non siete convinti di quanto avremmo potuto vivere meglio se ci fossero stati i dinosauri, provate a immaginare quella puntata di Masterchef che non vedremo mai, in cui i concorrenti devono uccidere un megalosauro e farlo allo spiedo.

Ci mancate, dinosauri. Ci mancate tanto. Siete i nostri più cari estinti. Come cantano i T.Rex:

His crown of dusk is a glimpse of things to be
In palaces and temples near the dwellings of man
If he can he’ll smile ‘cos he’s a Royal Crocodile.