Dato che nel mondo non esiste un’unica, grande e universale figa, così come non esiste un’unica tipologia di donna, va da sé che non c’è una sola ed unica maniera di leccare la figa, properly.
È comunque vero che ci saranno delle nozioni basilari da conoscere, se non volete tornare prima del tempo a scrivere minchiate su twitter.
Su come leccare una figa, properly, fin dai tempi di Aristotele (e come riportato dall’allievo Fellatio nel suo “Cunnilingus fructa nihil facit”), si son sempre distinte due grosse scuole di pensiero: i pre socratici, cioè quelli il cui unico scopo, nel leccare la figa, era di portare la donna subito all’orgasmo (o più orgasmi consecutivi) e i post-atomici, gente convinta che la leccata di figa dovesse essere solo una preparazione all’orgasmo, da provocare, però, in seguito, e solo attraverso un uso appropriato della mazza.
Indipendentemente dalla scuola, tutti concordarono da subito che leccare una figa durante il ciclo mestruale non fosse una buona idea, soprattutto se vostra moglie aveva appena cambiato le lenzuola, ma a partire dagli anni ’70 – e con la commercializzazione di massa del Tabasco – molti si sarebbero poi convinti ad infrangere anche questo tabù.
Con o senza mestruo, la questione su cosa fare per leccare una figa, properly, rimase in voga fino ai primi del secolo, quando apparve “Il Manuale di Anatomia da asporto” dove, per la prima volta, venivano indicate le seguenti priorità: comprendere la tipologia di figa che ci saremmo ritrovati davanti al naso, scegliere la strada giusta per arrivarci, leccarla properly.
Vediamole nel dettaglio.
Per comprendere la tipologia di figa con cui avremmo a che fare, bisogna capire che tipo di donna si ha di fronte. La cosa migliore, quindi, è quella di prestare molta attenzione a quello che vi racconterà nell’ora prima di farvi salire a casa sua. Il soggetto, il contesto, il sotto-testo dei suoi racconti. L’intero libretto d’istruzioni su come dovreste leccarle la figa, properly, sarà scritto là dentro.
Una donna che si lamenta di non essere ascoltata a dovere, in realtà, si sta lamentando di come il suo ragazzo sia una merda a leccarle la figa.
Nella sezione “esercizi a casa” del Manuale, troverete diversi esempi, tipo: poggiate i gomiti sul tavolo, fissate i suoi occhi e captate ogni dettaglio della conversazione. Se per caso, durante tutta la serata, vi parlerà di Balzac come fosse un suo amico, assecondatela: siate Balzac. Leccatele la figa come se foste a Parigi, all’imbrunire, in qualche soffitta di chissà quale Rue, bevendo assenzio. Se invece vi citerà almeno una volta Coelho, trasformatevi subito in un tascabile economico Mondadori e leccategliela come se foste alla Feltrinelli di Milano, il giorno della vigilia di Natale, in fila per farvi fare il pacchettino regalo dell’ultimo Fabio Volo. Se poi si perderà in discorsi su X-Factor, datele subito i 100 euro pattuiti e chiamatele un taxi. Nessuna donna che guardi quella merda merita una leccata di figa, figuriamoci una leccata di figa, properly.
Una volta intuito l’atteggiamento da adottare, si tratterà di capire con quali tempi arrivare a poggiare la vostra lingua sulla sua figa. Troppo presto comporterà il rischio di trovarla ancora chiusa, asciutta e restia a qualsiasi contatto, ma se giungerete un attimo dopo, lei sarà già proiettata alla penetrazione o, peggio, alla delusione post-scopatina occasionale. A quel punto, della vostra lingua, più corta del vostro uccello (immagino), non saprà più cosa farsene. Una volta mandato a memoria tutto ciò, per arrivare alla suddetta figa, potrete scegliere tre vie: dall’alto, dal basso o diretta.
Dall’alto. Dopo qualche bacio, un paio di palpatine e una serie di sguardi (se proprio dovete), arriverete alle sue tette. Se son troppo grandi, strizzatele forte e passate subito oltre. Le tettone hanno pochi recettori e funzionano solo nei porno e per gli avatar su twitter. In caso contrario, stimolatele i capezzoli prima con le dita e poi con la lingua. I recettori veicoleranno il messaggio all’amigdala in meno di un minuto. Se la donna non ha distrazioni di sorta (tipo scrivere un sms al marito per dirgli che farà tardi), la risposta dell’amigdala (e a catena quella dell’intera corteccia) non dovrebbe arrivare più tardi di 3 minuti. Mi raccomando, evitate di stimolare i capezzoli in maniera continuativa o saturerete i recettori dei motoneuroni presenti intorno alla corona, mandandoli in corto e rendendoli inutili. È preferibile, allora, alternare piccole pause di circa un secondo, tra una stimolazione e l’altra. A quel punto sarà lei a chiedervi di proseguire la discesa. Di solito lo farà con il corpo, in certi casi miagolando, nei peggiori urlandovi “muoviti, stronzo!”.
È tempo di scivolare verso il basso.
In caso decideste di fare una breve tappa sull’ombelico, tenete a mente che questo potrebbe dimezzare i tempi di produzione dei suoi ormoni. Se giungendo davanti alla figa non percepirete nessun odore dolciastro, fatevi ancora un giretto intorno all’inguine e ritornateci dopo un minuto. Dovrebbe bastare ad inumidirla a dovere. Se ancora niente, saltate i preliminari e scopatela direttamente. L’assenza di odore dolciastro significherà l’assenza di ormoni e, senza ormoni, niente rampa di lancio per l’orgasmo e, senza orgasmo, be’, già lo sapete.
Dal basso. Iniziate con i piedi, ma se non siete capaci evitateli. Anziché eccitarla, la farete solo ridere e, con la poca autostima che vi ritrovate, l’erezione sparirà prima ancora di rendervene conto. Mordetele il ditone, se proprio volete fare un tentativo, ma occhio allo smalto. Ci ha passato la nottata a smaltarsi le unghie per voi e, se lo rovinate subito, potrebbe incazzarsi. Ve ne renderete conto quando arriverete a distanza di naso dalla sua figa e ci poggerete sopra la lingua: a meno che non vi piaccia mangiare aspro, non sarà la sensazione che vi stavate immaginando da quando siete entrati nell’ascensore.
Diretti. Solo se siete Balzac.
A questo punto, se siete arrivati con i tempi giusti, siete già a metà dell’opera. Se siete della prima scuola e volete leccarle la figa fino a portarla all’orgasmo, ricordatevi che il punto G è sulla punta della vostra lingua, che il filo blu non va mai tagliato o la bomba esplode e che l’erezione, nella vita di tutti i giorni, non dura più di 20 minuti consecutivi.
Se come me, invece, volete leccarla solo per prepararla all’orgasmo che seguirà, ma solo grazie all’uso della vostra mazza, significa che ancora vi ostinate a parcheggiare in doppia fila.