Introduzione

Allevare un lattante è un pestaggio a cuore aperto. Almeno per un padre. Per una madre è un pestaggio a cuore aperto sotto una doccia d’aceto. È ovvio che lo ami: ti somiglia, è bello e non ha ancora imparato a guardarti la cronologia. In più fa il broncio e ha il pannolone, come il tuo mito Brigitte Bardot. Quando ride è come scartare i regali di Natale strafatti di MDMA mentre Stanlio e Ollio in persona si prendono a martellate di spugna su un tappeto di sapone e bucce di banane. Moltiplicato per dieci. Quando piange è come se venticinquemila cuccioli d’orso bianco venissero lentamente sgozzati da un filo di metallo collegato alla lancetta delle ore. Moltiplicato per cento.
E lui più che altro piange. Sta nella culla e si contorce. Corre la maratona da fermo. Scaccia mosche immaginarie. Parla con Dio. Vai dal pediatra, gli dici che sembra il barbone del video di “Rabbit in your headlights” e lui ti risponde sorridendo “Sta scoprendo il mondo”. Io sto scoprendo quello dei pediatri: mangiano peyote, cacano nero e parlano per metafore.

Staff medico

Ma anche le ostetriche non sono male. Non credo ci sia una categoria più politicizzata di quella. In fatto di allattamento sono per metà di Ordine Nuovo, per metà di Potere Operaio. Per le ostetriche di Ordine Nuovo il bambino va a latte artificiale ed è tipo l’autobus di speed. Se il suo ingrassamento scende sotto i 120 a settimana hai perso: il bimbo esplode.
Le trovi al Milupa Milk Bar. Si riuniscono lì, con le amiche drughe, a sterilizzare biberon con l’alito e organizzare spedizioni punitive contro l’autostima delle madri di bambini snelli.
Le ostetriche di Potere Operaio invece le trovi nei consultori: magre, mistiche, sudate. Danzano intorno a giganteschi monumenti al capezzolo in mucosa vera, la faccia segnata da pitture di guerra fatte con latte materno e farina d’avena. Per loro il bambino è Mastro di Chiavi e la tetta è Guardia di Porta. Separa queste due entità e avrai l’Apocalisse secondo Moby: gli alberi dell’Amazzonia si sradicheranno dal suolo e sorvoleranno il globo fino a trafiggere tutte le balene norvegesi. E tutto perché tu, specie di Franzoni, gli hai dato un’aggiunta da 25 grammi di Aptamil dopo soli sedici giorni che si era freezato nell’urlo di Munch, cacciando grida tanto acute che ormai le sentivano solo le zanzare.
Nessuno ha mai trovato un pediatra e due ostetriche che vadano d’accordo su come debba essere allattato un bambino. Se li metti a triangolo, abbi cura che tuo figlio non sia all’incrocio delle tre mediane, perché gli sguardi di disistima che si scambiano potrebbero cuocerlo come le uova i vecchi cellulari.
Frequenta pediatri e ostetriche per un mese e capirai perché Dio ha affidato suo figlio a un asino e un vitellone. “Il bambino l’ha fatta solo nove volte, non è che sta male?” “Muuu!”; “Allora tutt’apposto”. Ecco, è da questo contesto che è venuto fuori un profeta.

My own private Zarathustra

In fondo era questo che cercavi: un profeta. Personale. È sceso dal Monte di Venere della tua compagna con le tavole della Legge: due polaroid – gli occhi – leeentisssssime ad asciugarsi, che finalmente fotograferanno la verità su te stesso e su di lei. Quando vedi dei padri che agitano i figli come kinder sorpresa, facendo finta di giocarci, sappi che li stanno sventolando per svilupparli prima.
Tu il tuo non lo vuoi straziare, perciò ti limiti a guardarlo negli occhi dalla mattina alla sera. Lo scruti sempre più da vicino, soffiandoci sopra, sperando che prima o poi ti mostri qualcosa: un segmento comune di DNA, lo spunto per rispolverare un rimosso d’infanzia, un segreto di personal/… Ma sì, ciccio, anche un rigurgito va bene.

 

(continua)