2015
Claudio Cecchetto: “Sto progettando un nuovo talent show. Si chiama Star Cube. Ma in realtà non è un talent show. È un attitude show”. Risate registrate.
Claudio Cecchetto, intervistato da Klaus Davi: “Grillo è un numero uno. La politica è uno show e lui è un grande showman”. Sipario.
L’antefatto.
Tre anni fa. Milano. Avete presente lo IULM? È un istituto universitario in cui si respira la voglia di far soldi con i fashion blog, frequentato da ragazze che studiano semiotica e da ragazzi che fanno segretamente pratica con la programmazione neurolinguistica per trombare. In un posto come lo IULM, dove si sprecano strette di mano assertive che dimostrano cosmopolitismo e capacità di leadership, ti aspetti di trovare Claudio Cecchetto che cerca di agganciarsi al ventunesimo secolo senza averci capito un cazzo.
E infatti accade proprio questo. C’è lui che presenta la sua nuova invenzione, Faceskin, il social network per creare liste di siti web preferiti e condividerle con gli amici. A quasi tutti sembra l’ennesima variante di Delicious, ovvero una storia vecchia, una roba già vista, ma per il fondatore di Radio Deejay è una cosa mai concepita in precedenza da mente umana. Della conferenza rimane traccia in un video su Youtube, dove Cecchetto spiega la genesi di Faceskin e ne approfitta per dire che la radio non morirà mai. Dunque la radio ha i giorni contati, oppure si tramuterà in qualcosa che lui neppure immagina.
Faceskin riceve la prevedibile attenzione dei media e può contare sull’adesione di molti personaggi noti, come Fiorello, Max Pezzali e Francesco Facchinetti. Sembra una rivoluzione. O meglio, così ce la raccontano. E invece la fiammata si spegne subito. Ora Faceskin si chiama Memoring ed è l’equivalente virtuale di Plutone: un luogo disabitato e ricoperto da ghiacci perenni, malgrado il tentativo di dare una parvenza di vita con notizie indispensabili come “X ha aggiornato il suo profilo”, mentre le immagini che scorrono in un box invitano a visitare le weblist di Syria, Luca Argentero e altri. La sezione più rassicurante del sito è quella che contiene informazioni sulla possibilità di cancellare l’iscrizione.
Eppure Cecchetto è colui che portò alla ribalta il Gioca Jouer, un ballo di gruppo su musica di Claudio Simonetti, quello dei Goblin, non nuovo a esperienze nell’horror. Il creatore di Faceskin è la stessa persona che consigliò a Mauro Repetto di ballare fuori tempo, come un automa sgangherato, mentre Max Pezzali cantava “lo sapevo che sarebbe finita così, siamo teste di cazzo noi”. A molti non sarebbe venuto in mente, per l’annoso problema del senso del ridicolo che frena il pensiero laterale. Ma Claudio Cecchetto era diverso dagli altri. Pescava da qualche parte un ballerino croato, gli dava una tastiera portatile senza tasti, e lo trasformava in Sandy Marton, la perfetta imitazione di una popstar inglese per teenager. Ascoltava Jovanotti e lo metteva davanti al microfono di una radio, incurante della sua zeppola. E quello diventava un dj famoso, una persona socialmente presentabile, un cantautore, un ospite di Fabio Fazio e infine un renziano.
Torniamo al 2015.
Cecchetto emerge dalle macerie degli anni Ottanta, pubblica libri, sogna di diventare il nuovo Mark Zuckerberg. Intanto dice a Klaus Davi che Beppe Grillo è un numero uno. Certo, nella stessa intervista sente il bisogno di elogiare Matteo Renzi, per il suo ruolo nello svecchiamento della classe politica, e Silvio Berlusconi, per le sue qualità umane e imprenditoriali. Non parla male neppure di Salvini: è un politico come tanti altri, fa il suo mestiere, rappresenta i suoi elettori. E magari Claudio Cecchetto trova qualcosa di buono anche nella dittatura nordcoreana, passando da Malcom X attraverso Gandhi e San Patrignano (cit.).
Parliamoci chiaro, a lui della politica non frega nulla. E non lo nasconde.
Ma si è sbilanciato più del solito, ha manifestato una scintilla di entusiasmo: Beppe Grillo è un numero uno.
Probabilmente Beppe Grillo gli piace anche perché si è autoproclamato portavoce della rete, l’oggetto misterioso che Faceskin ha tentato invano di conquistare. Del resto la rete a cui Grillo si rivolge è un ecosistema che Claudio Cecchetto può comprendere. Non un caos ingovernabile abitato da gente che evita per dispetto di iscriversi a Faceskin, persino quando Max Pezzali dà il buon esempio, o dove nessuno grida all’innovazione del secolo quando spieghi che il tuo attitude show è una cosa ben diversa da un talent show. È una rete più semplice, in cui qualcuno detta una linea e altri la seguono. Claudio Cecchetto forse sogna proprio questo: un microcosmo con ruoli ben precisi, nel quale il conduttore spiega che il tormentone dello scorso inverno ha fatto il suo tempo perché è arrivato il momento di Star Cube, o al limite perché è il turno di Alessandro Di Battista. Come nell’età dell’oro in cui potevi dire: “Questo è Mauro Repetto, uno che non sa fare un cazzo, però amatelo lo stesso”. E i telespettatori finivano per amarlo veramente.