Imagine, cantava il tizio che stava con Yoko Ono, probabilmente citando la sua tecnica per sopravvivere alla vista di quella sua compagna dotata di qualità estetiche discutibili. Imagine, dico io, se il Movimento 5 Stelle, invece che un partito politico (ok, ok, lo so, il vostro non è un partito, siete un movimento di liberi cittadini, però, ehi, statemi a sentire, ve lo dico con tutto il cuore, questa specie di neolingua con cui vi sforzate di descrivere la realtà suona ridicola al pari di tutta quella serie di sinonimi artificiali e alleggeriti di negro o handicappato, che riescono solo a far sembrare il negro e l’handicappato più negro e più handicappato), dicevamo, Imagine se invece che un partito il M5S fosse una religione.
Non ci vuole poi tanto, in fondo quella politica è quasi sempre una fede, ovvero una visione del mondo in base alla quale io ho ragione e gli altri torto, senza alcun bisogno di spiegare il perché, e se si risale la catena delle deduzioni si arriva a un punto in cui, non c’è scampo, bisogna dire “è così e basta”, e l’ipotesi “e se fosse diverso?” viene tacciata immediatamente di eresia.
Allora, se il M5S fosse una religione, sarebbe chiaramente monoteista. La divinità, manco a dirlo, Beppe Grillo, creatore e primo motore dell’universo, causa originaria del Movimento. Sebbene Grillo si configuri come creatura terrena, in carne e ossa, il suo rapporto col reale si fonda sulla tipica comunicazione divina dall’alto in basso, e l’inviare messaggi da quel non luogo fisico che è la rete lo posiziona in un altrove irraggiungibile, metafisico. Il blog, da cui emana la sua parola, e che porta non a caso il suo stesso nome, è l’equivalente delle sacre scritture, senza nemmeno la mediazione dei profeti o dei concili che decidono cos’è canonico e cosa no. Egli è parola di potere diretta, infallibile e indubitabile. La sua non partecipazione diretta alle cose del mondo è lo iato insuperabile tra essere mortale e essere divino.
Grazie a questa immaterialità, ogni suo eccezionale palesarsi in forma di uomo tra gli uomini viene salutato come evento miracoloso: la classica apparizione. Inaspettato e insperato, giunge ai suoi in veste di salvatore, per rimediare ai peccati dei mortali e ispirare la loro opera mondana. Schiva ribalte e curiosi, per non fomentare l’idolatria e la violazione del copyright. A meno che non si sia in campagna elettorale, dove assume la forma carnale di predicatore e pastore di folle.
Casaleggio (che alcuni ancora confondono con @casalegglo) siede alla destra del Padre, o alla sinistra: non importa, tanto nella religione M5S sono la stessa cosa. Discende da Grillo non per linea di sangue ma di pensiero, ed è più o meno l’equivalente di quello che può essere lo spirito santo del cattolicesimo, se solo si capisse davvero cos’è. Casaleggio è infatti figura ambigua, ed è ritratto spesso in forma di angelo dell’apocalisse riccioluto e dotato di poteri di vita e di morte sulle moltitudini; altre volte invece in forma di piccione che svolazza confuso. In alternativa lo si può interpretare come profeta che preannuncia la fine dei tempi e l’uscita dall’euro.
Molto al di sotto di queste due figure divine, nel mondo materiale, operano le gerarchie ecclesiastiche umane, votate dal basso ma benedette dall’alto, che agiscono sulla base della parola del Padre. Amministratori della res divina, cittadini e cittadine essi sono, e il loro numero è pari a 144.000. I primi fra loro, come martiri e santi, siedono presso la Camera e il Senato, e predicano il rinnovamento morale e non solo, tentando in ogni maniera di realizzare la volontà dei fedeli, quando coincidente con quella del Padre. Predicano la povertà, o comunque un tenore di vita molto fiscale, anche nel senso dello scontrino. Non hanno obbligo di celibato e scansano il dialogo interreligioso.
C’è poi la moltitudine dei fedeli, più popolo di elettori che popolo eletto. Inascoltati dalle loro precedenti divinità, delusi dall’inazione e dalla corruzione delle gerarchie della loro vecchia confessione, hanno trovato un faro di speranza in questa nuova chiesa, e il tuonare divino li ha scossi dalla loro mansuetudine bovina per dirigerli verso la tipica esagitazione ovina, riunendoli in un gregge pronto a cantarne le lodi e a bestemmiare i pantheon altrui. Essi vivono nella speranza che venga il loro messia, in forma di presidente del consiglio, e li salvi, aprendo loro le porte della terra promessa, e sterminando tutti gli altri.