Sabato scorso non sono uscita e mi sono vista C’è posta per te e vi giuro che dopo questa frase non ci sarà nessuna gag che conterrà le parole perversione e suicidio. Comunque, vi dicevo, stavo guardando il suddetto programma, quando all’improvviso accade che per la prima volta appare una coppia di gay, il cui amore viene celebrato dalla Pausini che canta un estratto dal suo cofanetto, intitolato Vent’anni che sto a cantà la stessa lagna per sottoproletari e sto impaccata de miliardi.

Se un simile messaggio di legittimazione è passato attraverso la scaletta del programma preferito dalla questione meridionale, allora vuole dire che qualcosa sta cambiando e che quindi bisogna correre ai ripari, perché, quando una forma di intolleranza muore, i rischi per l’umanità sono grandissimi. Dare infatti la colpa a qualcosa a casaccio per le proprie sfighe è ciò che ha sempre permesso al mondo di mantenere la sua naturale regolarità. Quando si è razzisti, infatti, non sei mai tu che hai buttato la tua vita appresso a un porco, ma sono le romene ad essere delle rovina famiglie; quando si è razzisti la soluzione migliore per una crisi economica è fare pulizia, etnica s’intende; quando si è intolleranti è sempre colpa del lattosio. Lottare contro l’omofobia significa togliere un pezzettino di distrazione alla gente, la quale rischia così di affrontare i propri rodimenti in maniera razionale. Non disperiamo però: là fuori il mondo è pieno di persone da discriminare, basta solo avere fantasia e scarsa voglia di psicanalisi. Io stessa mi sono creata tutta una serie di razzismi pret-à-porter che mi  evitano ottimamente di pensare, causa notoria di rughe tra l’altro: i calabresi, i boy scout, i giovani di Confindustria…

Tutto, volendo, può diventare una rassicurante fonte di odio tramite cui calmierare la depressione ed andare a cuor leggero a fare shopping, o a votare. Ci tolgono i gay? E va bene, allora noi inizieremo a detestare qualcos’altro, tipo gli etero. Quindi in questo post vi illustrerò tutti i motivi per cui sviluppare una sana e contagiosa eterofobia.

La visibilità: Quando un vip fa outing solitamente parte la sfilza dei sono cose private perché dirlo in giro. In effetti l’amore è una cosa privata e i gay lo hanno capito perfettamente. Per il mondo, i parenti e i datori di lavoro, con la loro lettera di dimissioni in bianco nel cassetto, sono al massimo degli impenitenti romantici che a 45 anni non hanno ancora trovato il veramente vero amore. Eterni single dimenticati da Cupido che si consolano vivendo con il proprio super-migliore-amico-del-cuore-per-sempre, di dieci anni più piccolo e magari trasferitosi da Trento a Crotone. Gli etero, invece, il concetto di privacy non sanno proprio dove stia di casa, mancano solo lucette natalizie attorno all’immaginario cartello che portano sulla testa e su cui ci sta scritto ci lovviamo un casino!. Con gli etero è tutto un continuo mano nella mano, baci a schiocco, cicci/cucciolino/puccipucci, progetti per il futuro sbandierati ad ogni santa uscita in comitiva, i quali vanno dalla scelta del mutuo a tasso fisso fino a quella del copri water. Queste sono le coppie che comunque si dimostrano affetto come Cristo comanda: poi c’è la variante che noi qui chiameremo litigarella in cui lei si lamenta pure della quantità di radiazioni elettromagnetiche nell’aria e lui cerca di calmarla. Lì l’ascesa del nazismo è inevitabile.

Social Network: Corollario della prima motivazione, dare un qualsiasi tipo di social network ad una coppia di etero significa doversi strappare le cornee per potere stare su Facebook tranquillamente. Vi ritroverete infatti davanti ad abominevoli profili di coppia con i nomi di entrambi ma il cognome sempre di lui. Ci saranno costanti apparizioni di autoscatti di coppia in cui lui sorride e lei lo bacia sulla guancia venendo puntualmente tagliata. Scoprirete continue geolocalizzazioni di piccioncini rapiti dal panorama, non importa se stanno passeggiando in riva al mare, o all’Ikea, o a Bergen Belsen. Quanti gay avete visto fare così nei loro profili Facebook? Se la risposta è ma io non conoscono gay su fb, tutte le amiche che a quarantacinque anni non hanno ancora trovato il veramente vero amore, ma sono fan impenitenti di The L Word, sono la risposta alla mia domanda.

Propaganda etero:  Vladimir Putin ha fatto una legge contro la propaganda omosessuale in Russia. Benissimo allora io prendo e rilancio la provocazione post-sovietica e dico: non si può fare la stessa cosa con quella eterosessuale? Siamo bombardati da messaggi che ci spingono a mettere su famiglia. Ci alziamo la mattina e l’app di Paolo Fox prevede che quelli del nostro segno entro questa settimana si sposano. Saliamo in macchina e a Radio Maria si parla di famiglie (dovrei fare un post a parte sul fatto che su cinque stazioni prese dalla mia autoradio tre sono Radio Maria, una Radio Radicale e l’ultima è una a caso che trasmette i Modà). Apro il giornale e vedo famiglie che comprano cucine, famiglie che siedono su divani, famiglie che fanno la pasta Barilla, famiglie che fanno cose con altre famiglie e che indirettamente ti chiedono che farai se non ti fai una famiglia. La Chiesa chiede aiuto alle famiglie, la politica promette sostegno alle famiglie, la mafia è organizzata in famiglie.  Signori miei, questa non è propaganda, è vero e proprio totalitarismo. Così si traviano le menti di milioni di bambini facendo credere loro che l’unica realizzazione possibile nella vita sia il matrimonio e che, in caso si rimanga invece zitelli, hanno ragione gli animalisti a dire che le valide alternative all’uso di animali nelle sperimentazioni ci sono eccome.

Il matrimonio: Ok, sei riuscita a fare mettere insieme i tuoi due migliori amici, stanca di vederteli ciondolare attorno con una faccia da sesta seduta di chemioterapia. Ora il problema è che ti arriva a casa l’invito al loro matrimonio e sei lì che ti chiedi perché non li hai tirati fuori dallo sconforto comprandogli della droga. Sappiamo infatti tutti a cosa si va incontro: ti hanno scelto come testimone e tu hai perso il lavoro. Devi comprare un abito che sia elegante, che sia bello, che non ti faccia apparire un uovo di Pasqua utilizzando solo colori che ti fanno schifo, perché secondo il bon ton con il bianco e il nero per il galateo la sposa non è la più bella della cerimonia (ma al signor Galateo qualcuno ha detto che se la sposa è un rutto di Dio cosa dovrebbe cambiare se vado alla cerimonia vestita di nero o di pistacchio?). Ti ritrovi al ricevimento con gente che hai bannato da qualsiasi social network e tutto questo perché diecimila euro di matrimonio mica si spendono per condividere la felicità con chi ami, ma per sbatterla in faccia a chi sta sulle scatole.

Insomma tutte queste cose accadono con i gay? Niente, non mi stanco mai di avere ragione.