Ricorderemo il 19 settembre come la data in cui il colosso cinese Alibaba ha esordito a Wall Street, con un rialzo di quasi il 40%. Tra l’altro senza alcun aumento in busta paga di 80 euro o calendarietto con il menu e il numero del take away, niente.

Ma chi è questo Jack Ma (senza se, è proprio Ma)? Solo un maestro di scuola elementare che ha creato un sito tipo eBay che l’ha reso vomitevolmente ricco. Parafrasando il titolo del suo film preferito, Forrest Gump, si potrebbe dire, parlando del nuovo Ridge Forrester cinese, la vita è come una scatola di cioccolatini Mars: non hai idea di come siano fatti.

Noi italiani, a vedere un ex maestro di scuola diventare miliardario, ci scopriamo tutti civatiani: gufi. Come le mestruazioni prima di una vacanza estiva in barca a vela, giunge puntualissima la tipica domanda: come cavolo ce l’ha fatta?

Il problema è che in questo paese non sappiamo mai come la gente riesca a farcela. Le persone di successo in Italia non riescono, appaiono. Fanno la tua stessa facoltà, nella stessa città, hanno il tuo stesso numero di righe nel curriculum… Puff!, loro diventano ministri, tu invece sei a casa a fare compulsivamente refresh sull’ennesimo sito ministeriale che aiuta i giovani a trovare lavoro: provaquestoprimadimpiccarti.gov.it, crocifisso su errore 404 – page not found.

La strada che dal garage porta a Wall Street qui spesso è un buco nero dentro cui uno può trovare tutto quello che vuole: la P2, la mafia, i figli di papà, le auto blu, le terrazze romane, il familismo amorale… Ok, lo ammetto, tè al bergamotto e rosicamenti sono l’accoppiata perfetta per rendere speciale i pomeriggi con i vostri ospiti. Smantellare a suon di illazioni i successi di persone che, con la stessa cilindrata e benzina, hanno fatto molta più strada di noi vi assicuro che è molto più salvifico per l’anima che trovare il veramente vero amore. Forse invece di coltivare tanti sospetti sarebbe meglio trovare i propri punti di forza e non sprecarsi appresso all’invidia. O magari farsi dare le coordinate gps per arrivare al successo da chi ce l’ha fatta. Sennò passare al gpl, almeno si risparmia.

Perché insomma in questo paese si impiega davvero troppo poco tempo per capire dove va il mondo, figuriamoci capire le opportunità del commercio elettronico e le intuizioni geniali dei vari Jack Ma. Impegnati come siamo tutti in altre attività forse più arrapanti ma ahimè desuete come diventare santi, scrivere raccolte di poesie per angelicate stronze che non ce la daranno mai, oppure andare in giro sulle Tre caravelle a scoprire continenti di cui non ce ne faremo nulla, siamo fermi, bloccati, eterni fermo immagine di una VHS: a noi il movimento Vaporwave ci fa una pippa. Ma è possibile che dobbiamo ascoltare l’On. Boccia e sorbirci la sua volontà d’introdurre la Web tax? English, lesson two: sarebbe far pagare l’IVA ai vari Google, Amazon e da oggi anche Alibaba, così, solo perché la pagano tutti.

Sì, perché “commerciano in Italia ma pagano tasse altrove”, mentre noi, a maggior ragione il sopracitato Onorevole, vogliamo molto più bene ai nostri amici che commerciano in Italia ma le tasse non le pagano proprio.

Tant’è, quel che ci resta è un grande complesso d’inferiorità numerica con i cinesi (e tecnologica con gli Stati Uniti, e democratica con l’Ungheria, l’Argentina, la Corea del Sud, il Burkina Faso, etc), e non abbiamo invece colto la grande opportunità di acquistare borse Guchi e scarpe Fuma, giacché, come ci spiega il papà di Yoox, le aziende leader mondiali in abbigliamento e calzature più che vendere su Alibaba preferirebbero cappuccino e brioche con Boccia e Travaglio come commensali.

Personalmente non credo che tutto ciò sarà un freno per i loro commerci, vedo anzi un futuro prosperoso, bianco e arancione, soprattutto in Borsa. Poi è vero che la faccia di Ma durante un coca party con i nani, come in un recente DiCaprio, me la immagino poco. Ma sicuramente a lui l’Oscar lo darebbero subito.

[artwork by Humani Instrumenta Victus]

[joint venture by Daniele Burtoli & Ester Nobile]