“Zarroganza”, piango sangue come una statua di madonna in vena di provocare psicosi collettive o un invitato a nozze proveniente da Dorne, purtroppo non l’ho inventato io. L’ha inventato una mia amica, che è famosa perché sta ai selfie come Johann Gutenberg sta alla stampa a caratteri mobili e fa delle facce che, in confronto, Johnny Depp ha l’espressività di Pirlo (o di un vaso di gerani, che dir si voglia: siamo lì).
Però, era un termine che mancava, e finalmente ora c’è. Io l’ho trovato fondamentale, ad esempio, per descrivere ai miei figli il comportamento stradale degli scooteronisti. Un bel giorno, infatti, stavo rallentando per acchittare una rotonda quando, con la coda dell’occhio, ho visto nello specchietto retrovisore una canottiera e dell’oro. Giusto il tempo di dire “Stai a vedere che questo invornito adesso ci taglia la strada: bambini, in strada bisogna stare attenti agli altri, ché è pieno di patacc… ” che ho dovuto quasi inchiodare per non fargli fuori fibula, femore, menischi e q.b. di legamenti. L’esemplare, naturalmente, non si è accorto di nulla o la cosa non lo ha turbato.
Sì, perché lo scooteronista nasce anche sensato, solo che poi mette il culo su uno scooterone. Il risultato di questa misteriosa alchimia culo-sella dello scooterone induce subito nello scooteronista una serie di pensieri e convinzioni disfunzionali, tra cui le più frequenti:
– “Il mio ambiente naturale è senza dubbio la linea di mezzeria”.
– “Posso lasciare la linea di mezzeria solo per invadere la corsia opposta. Si sposteranno”.
– “Posso contravvenire a quanto sopra solo per sorpassare da destra”.
– “Sorpassare code mi è naturale e non mi interessa cosa c’è in cima alla coda”.
– “Ho un motore come a vent’anni. A vent’anni pensavo di essere immortale. In effetti, a vent’anni non sono mai morto. Sono indubbiamente immortale anche ora, quindi”.
Io sono stato fortunato e quindi il mio scooteronista zarrogante non si è fatto niente, però ho avuto culo soprattutto perché era tra i più facili da riconoscere. La Zarroganza Sooteronistica si articola infatti nelle seguenti e più comuni categorie:
Lo scooteronista zarrogante zoccolato
Quello che è capitato a me. Viaggia in canottiera e protetto da una quantità variabile di deità appollaiate in forma di effigi su catene d’oro. Tende ad alzare i gomiti, nel senso dell’aerodinamica, non dei bicchierini. Il piede zoccolato lo tiene per metà fuori, tanto, che gli frega, è invulnerabile. In inverno, è seriamente tentato di farsi trapuntare la canottiera. O lasciar allungare i peli che ha sulle spalle. La sua specialità è tagliare la strada.
Lo scooteronista zarrogante colletto bianco
Ha una gran fretta perché lavora in banca o fa l’assicuratore, l’agente commerciale o l’avvocato, quindi il suo tempo è denaro. Dice “circonvalla” anche se non è di Milano o se il posto in cui vive non ha una circonvallazione, solo per il gusto di abbreviare. Gira con ‘sti calzoni a sigaretta grigi e la camicia bianca stiratissima. Se lo vedete con la camicia a pois, era partito che era bianca ma poi le leggi della dinamica e un nutrito gruppo di insetti volanti han fatto il resto. Calza, a tracolla, una bisaccia firmata che costa come lo scooterone e che gli è stata regalata dall’ultima fidanzata. Non l’ereditiera anoressica, l’altra. La cocainomane. La cocainomane mora, non la bionda. La sua specialità è saltare le code. Quando te lo trovi di fronte al cofano, ti prende il panico perché il tuo massimale assicurativo probabilmente non arriva a coprire il danno inferto a tale professionistone nella vita e nella Zarroganza. Lui lo sa, e comunque si crede immortale.
Lo scooteronista zarrogante mimetizzato
Difficile da riconoscere poiché spesso mancante di scooterone, siede spesso su Vespe vintage o Lambrette finto-lasciate andare o, meno frequentemente, motoroni anni ’80. Ciabatte tedesche, bermuda “finto-non firmato” costosissimi e camicie Hemp, polo (con conflitto interiore contro la zarroganza insita, che suggerirebbe di alzare il bavero) o roba leggera in lino. Specializzato nel piazzartisi davanti in sciami e farti respirare i suoi gas di scarico fuori norma, si dirige probabilmente verso fiere dell’artigianato, in paesini rurali in cui zanzare vegane pizzicano zucchine non-violente e cantanti salentine scalze in ascesa si esibiranno, dopo la conferenza sull’apertura di chakra non consenzienti, ma prima di stendersi tutti a vedere le stelle cadenti in mezzo alle scie chimiche. Quest’esemplare pensa di poter esprimere tutta la sua zarroganza nei confronti delle regole del traffico non tanto in quanto si percepisce immortale (che tanto, poi, si reincarnerebbe in un albatros – pensa) quanto perché caca tanti di quei pensieri positivi che non gli può succedere di sicuro niente.
Lo scooteronista zarrogante invernale inesistente
Bardato come un Frisone da guerra, infesta le strade in inverno e quindi ha giubba nera, coprigambe nero, casco e sciarpa neri e guanti neri. È specializzato nel piazzartisi negli angoli ciechi degli specchietti, non fosse abbastanza invisibile, data l’ora dei tramonti invernali. Figura semi-mitologica, si narra che sotto tutti quei paramenti non ci sia nulla, ma che questo particolare tipo di scooterista sia mandato in giro da una setta segreta e deviata di calvinisti (non nel senso di Giovanni Calvino e protestanti vari, ma di Italo [inteso come autore e non come treno]). Ho finito i tipi di parentesi che so fare, passiamo oltre.
La scooteronista zarrogante minimalista fluorescente
Racchiude in sé tutte le specialità degli altri ed è letale per l’equilibrio psichico di tutti noialtri, tanto da non aver bisogno di uno scooterone o altro mezzo motorizzato. È un ciclista.