Casa Morandi. Ora di cena.
Bocelli: la senti anche tu questa puzza?
Morandi (pasteggiando): no, che puzza?
Bocelli: come di bagno.
Morandi (continuando a pasteggiare): mhmm no – (poi annusando l’aria) – mhmm no, direi di no. Puzza di che?
Bocelli (infilandosi il cucchiaino del dessert in bocca): MERDA!
Morandi: ah dici questo – (mostrando il cucchiaino pieno di merda) – ma è il dolce. Ti piace?
Bocelli (sputando): mpfh mpfh.
Morandi: ne vuoi ancora? Non fare complimenti. La merda è ipocalorica.
Bocelli (cercando a tentoni dell’acqua): Gianni, MA È MERDA!
Morandi: credevo ti piacesse. Hai fatto il verso del ghiottone.
Bocelli: ma quale ghiottone, è merda. MERDA. Cristo, dammi dell’acqua che non la trovo.
Morandi: davanti a te.
Bocelli: ma mi prendi per il culo?
Morandi: credevo che voi non vedenti aveste sviluppato gli altri sensi. Cioé, il bicchiere pieno d’acqua non riesci a percepirlo? Dico è proprio lì davanti a te.
Bocelli: percepisci sto cazzo. Ho la bocca impastata di merda, mi vuoi dare dell’acqua?
Morandi: ma ti sei messo a dieta?
Bocelli (sputando merda dalla bocca): ti prego Gianni, te lo chiedo in ginocchio, un po’ d’acqua, per favore.
Morandi: va bene. Passami il bicchiere che te la verso.
Bocelli: …
Morandi: ma allora non percepisci proprio un cazzo.
Bocelli: Gianni, l’acqua, per favore.
Morandi: giusto. Aspetta, ti prendo un bicchiere pulito in cucina.
Nel frattempo Bocelli sente una mano sulla sua spalla. È quella di Roberto Saviano. Calda e sudaticcia.
Bocelli: chi sei?
Saviano (in silenzio guardando davanti a sé il nulla): …
Bocelli (sempre con il sapore di merda in bocca): se non me lo vuoi dire almeno potresti togliere la mano sudaticcia dalla mia spalla? Mi fa un po’ impressione.
Saviano (in silenzio, guardando sempre davanti a sé il nulla, ma ora reggendosi pure il mento con un dito): anch’io da ragazzo ero cieco.
Bocelli (deglutendo merda): Gianni, l’acqua per favore, mi sento male, sul serio.
Saviano: la prima volta che ti ho sentito cantare stavo io, Pino Daniele, Johan Cruyff e Tom di Myspace. A Parigi. Tornavamo dall’Interrail Andorra-Liechtenstein-San Marino-Principato di Monaco-Terra dei fuochi. Avevo 18 anni. La scorta sempre con me.
Bocelli: ma dici a me?
Morandi (tornando con l’acqua): Uè, Roberto, non ti ho sentito mica arrivare.
Bocelli: Roberto?
Morandi: Saviano. Grandissimo.
Saviano: No, tu sei un grande.
Morandi: No, dai, tu sei un grande.
Saviano: No, tu di più. Ho tutti i tuoi dischi.
Morandi: Io pure ho tutte le pagine dei tuoi 2 libri.
Saviano: anch’io da ragazzo andavo a comprare il latte per la mamma.
Morandi: ahahahah, vuoi un po’ di dolce?
Bocelli: Gianni, mi hai portato l’acqua?
Saviano (facendo cenno di no, pacatamente, con la mano): stavo raccontando a Bocelli del concerto di Parigi, quando lo vidi per la prima volta insieme a David Byrne e Paul Stanley.
Bocelli (trangugiando l’acqua come uno che ha mangiato merda): Mai cantato con Byrne.
Saviano (librandosi nell’aria): da piccolo, mi ricordo, sono stato un lampadario. Di quelli del tardo barocco napoletano. Molto bello. Eravamo io, Pino Daniele, Johan Cruyff e Tom di Myspace. La mia prima pagina internet è del 1987. Allora si usava ancora il telefono. Io ero uno dei primi ad avere la linea ADSL. Io e Johan Cruyff.
Bocelli (alzandosi a tentoni): Gianni, indicami l’uscita ché voglio andare via.
Morandi: ma come, proprio ora che stanno arrivando pure gli altri? Ti faccio un caffé, prima, dai aspetta.
Bocelli: NO! Non voglio più niente. Il tuo dessert mi ha tolto l’appetito. Per sempre.
Morandi: come vuoi, ma io insisto. Il tempo di fare un caffè e arriva il taxi a portarti via.
Saviano: una volta sono stato un taxi. Un taxi nero, a Londra. Johan Cruyff sedeva accanto a me, tutto il tempo. Stavamo andando a prendere Prince a casa di Cindy Lauper.
Bocelli (sbuffando): c’è qualche cosa che non sei mai stato?
Saviano (caricando un fucile d’assalto M-31 e puntandolo sulla faccia di Bocelli): una volta – (premendo il griletto, BAM) – una volta… una volta…
Morandi (tornando indietro correndo): Roberto, ha sentito questo boato? E Bocelli?
Saviano (mimando il gesto della polvere nell’aria): puff… andato…
Morandi: ma come, avevo messo il caffè sul fuoco.
Saviano: il caffè…
Morandi: te ne verso una tazzina?
Saviano: una volta feci sesso anale con Gutenberg.
Morandi: zucchero?
Saviano: no, vaselina. Lo zucchero gratta.
Morandi: capisco.
Sirene in lontananza. Il bip di un messaggio. Gli ospiti che arrivano e la stazione spaziale sopra le loro teste che passa senza farsene accorgere. Ancora una volta.