Secondo me il femminismo è una cosa positiva, solo perché è l’unico –ismo che non ci ha lasciato giornate della memoria da celebrare con sentiti post su facebook.
Come dimenticare quanto ha dato alla costruzione della nostra dignità di donne l’opera di tante pensatrici come Luce Irigaray, Angela Davis e Simone de Beauvoir. Si, ok, ma chi ha mai letto un libro di Angela Davis?
Se in alcune parti d’Italia, dove ancora deve arrivare il diritto costituzionale, c’è nelle donne un barlume di speranza in un’alternativa di vita diversa dall’essere moglie & madre, lo si deve paradossalmente proprio alla televisione, foriera di esempi da seguire alla portata di tutti. Io, per esempio, vivo seguendo le orme di Sheila Carter, la pazza maniaca omicida di Beautiful.
Difatti, in un mondo dove non esistono spot in cui gli uomini fanno la lavatrice, l’unico modello trasversale che tutte le donne italiane di qualsiasi estrazione sociale conoscono è sempre stato Lady Oscar. So che dovrei citare Samantha Cristoforetti, però scusate, no, mi rifiuto. Non ho proprio intenzione di mettere nel pantheon delle persone che mi stanno simpatiche una che sta sempre in tv, tutta sorridente, a dirci che ha realizzato tutti i suoi sogni alla faccia tua, che pure quando gratti il gratta e vinci, alla fine, ci trovi scritto ma ancora ci provi?.
Un modello ti deve ispirare, non ti deve far rosicare. Quindi, cara Samantha, magari fatti risentire quando anche tu, come Lady Oscar, ti fidanzi e il giorno dopo il tuo fidanzato muore.
Perché sì, Lady Oscar è stato per anni il modello di donna forte, libera, indipendente e sufficientemente sfigata più accessibile e visibile ad intere generazioni di ragazze.
Il tempo passa, però, e certe serie tv iniziano ad avere fan solo tra quarantenni nostalgici ancora sbalestrati tra la vita da adulti e la testa di minchia.
Tuttavia certi ideali continuano a ronzarti in testa, non tanto per ispirarti, quanto perché stai sempre lì ad accatastare le fatture dello psicanalista da portare al CAF alla disperata ricerca di una detrazione fiscale.
Per esempio, abbiamo cercato l’indipendenza mentale e non, coltivato l’originalità delle opinioni e la forza di essere noi stesse, e per cosa? Per ritrovarci puntualmente ad essere consolate dalle amiche con frasi di volta in volta sempre più pietose, come: troverai la persona che fa per te, si vede che non era destino fra voi due, ho un’offerta di Groupon per Lourdes t’interessa?. Ironia della sorte è stata la stessa Oscar a metterci in guardia per tempo; come dimenticare la tragica puntata in cui decide di ballare sotto mentite spoglie con il conte di Fersen?
“Sapete conosco una persona che vi somiglia moltissimo… Bella come lo siete voi, bionda come lo siete voi… È generosa, colta, decisa, darebbe la vita per i suoi ideali! Questa ragazza di cui vi parlo è… la mia migliore amica!” – “Ma l’anima de li mortacci tua, ma che è ‘sta storia?! Ma che ci ho io che non ci ha quella nana malefica della regina? Sempre così va a finire, porca di quella…”.
Per non parlare del totem di qualsiasi donna realizzata: la carriera.
Quante nonne calabresi abbiamo giurato di riscattare da una vita grama fatta di sopraffazioni e tonnellate di pomodori da trasformare in salsa fresca? No, noi non avremmo subito quel destino, noi ce lo saremmo scritto da sole il nostro destino, grazie alla dignità e alla libertà di scelta che ci avrebbero permesso di svettare in un mondo dominato da maschi, come riusciva ad Oscar. Poi, però, canni l’ennesimo colloquio di lavoro perché preferiscono candidati senza capacità riproduttive. Oppure un lavoro ce l’hai, ma a trentacinque anni continui a poterti permettere solo una stanza singola e non sai più come gestire i tuoi istinti omicidi nei confronti delle tue coinquiline.
Alla fine non puoi fare a meno di ammettere a te stessa una tragica verità: che sì, Oscar si è fatta avanti in un mondo di uomini, ma che a lavorare ci era entrata grazie alla raccomandazione del papà generale. Poveraccio, quanto gliene abbiamo dette a questo padre padrone e alle sue assurde pretese educativo/occupazionali? Oggi, invece, dall’alto delle mie esperienze, spezzo una lancia in suo favore. Lo abbiamo solo frainteso nelle sue vere intenzioni.
– “Amo’, ma come se fa se ce viene femmina pure questa? Ce ne abbiamo già otto de fije femmine, qua non finiamo de pagà un matrimonio che ne dovemo fà altri due! E se poi questa nun se sistema? Mamma mia, e come se fa? E dire che ce sta ‘sto posto alla Guardia Reale che sta libero da ‘na vita, pagato bene, fisso, farebbe carriera, garantisco io che so’ generale! Però ce serve ‘n fijo maschio…”.
– “Amò, ma mica ‘o decido io! Che te devo dì? Che se te viene femmina pure questa je metti ‘n nome da coatto e je fai fa la vita de n’omo?”.
– “Ma sai che è n’idea mica male?”.
– “Ma che stai a ddì?! Ma te sei tutto scemo!”.
– “Ho capito, ma così se trova un posto fisso comunque! E poi scusa, se non ce lo pijamo noi ‘sto posto alla Guardia Reale finisce che se lo pija il figlio dei Girodel, che è cretino e ci ha pure il frisé!”.
– “Boh… Però se dovesse esse, nun la chiamà Zaffiro, che me fa cagare!”.
E infine, come dimenticare il mito della rivoluzione incarnato da Oscar? Dopo anni al servizio della monarchia francese, Oscar, in disaccordo con le politiche di austerità intraprese dal re di Francia, decide di mollare tutto e unirsi al movimento rivoluzionario: L’Altra Francia per Robespierre, giungendo addirittura a guidare l’attacco armato contro l’odiato simbolo dell’ancien regime, la Bastiglia. Abbiamo sognato innumerevoli volte di fare parte anche noi di un simile fermento ribelle, per tutta la vita abbiamo atteso una scintilla per cui mollare tutto in nome di una promessa di cambiamento radicale, per poi giungere sempre alla stessa catastrofica conclusione: e vabbè, ma allora funzionava perché erano tempi diversi.
Se infatti Oscar avesse deciso ora di intraprendere la strada di Gianfranco Fini, cioè smettere di servire un sovrano ridicolo (causa sopraggiunti limiti di indecenza) per buttarsi nella politica dei movimenti, sarebbe morta molto prima. Si sarebbe ritrovata in terrificanti riunioni con un documento da votare, 300 mozioni d’ordine e 299 conseguenti scissioni. Avrebbe dovuto buttare all’aria un sacco di fine settimana per assistere a quarantacinquemila leopolde per la nascita di una nuova soggettività politica. Sarebbe stata invitata alle contromanifestazioni indette dalle minoranze del movimento rivoluzionario contro la deriva verticistica del movimento, per la formazione di una veramente vera soggettività politica nuova. Tutto questo mentre la regina Maria Antonietta si sarebbe sparata tweet tipo Non fermerete le riforme con la scusa che vi manca il pane: magnateve le brioches! #gufi #laFranciariparte #LuigiXVIstaisereno.
Per concludere, care donne, a conti fatti non dovevamo prendere a esempio Lady Oscar: dovevamo guardare a Rosalie.
Il personaggio più odioso, e dunque l’unico ad arrivare vivo alla fine della serie, a distanza di anni scopro che è quello che ci avrebbe potuto dare gli insegnamenti più giusti per sopravvivere a questo mondo. Rendiamoci conto: questa piomba in casa di Oscar per uccidere a coltellate sua madre, scambiata per la Contessa di Polignac. Viene impiccata seduta stante? No, Oscar decide di accoglierla in casa sua per sfamarla e rispondere così alle accuse fattele da Matteo Salvini di essere una radical chic piena di soldi e ipocrisia. Dopo essere stata per tipo un decennio a sbafo a casa di ricconi, Rosalie decide per decenza di tornarsene nelle case popolari a campare con i soldi suoi… e lì, con tutti i fidanzati che poteva avere, non va a sposarsi con Bernard Chatelet, il Marco Travaglio dell’epoca?
Pensateci quando grattate il gratta e vinci e vi spunta scritto nella vita hai proprio sbagliato tutto.