Ricordate la fine dell’estate scorsa? Ricordate tutte quelle vostre insopportabili lagne al ritorno dalle vacanze all’estero?
In viaggio avevate conosciuto un mondo nuovo e non potevate proprio fare a meno di raccontarcelo. Tutto lì era pulito e ordinato, quantomeno dignitoso, bello, funzionante, efficiente, silenzioso, semplice, tranquillo. I nativi erano gentili e disponibili: tutti vi sorridevano e sembravano capirvi, quantomeno sembravano impegnarcisi. Avete addirittura sentito – siete meravigliosi, davvero – di aver creato un legame con loro, con quel popolo, quei colori, con quei paesaggi, quelle città. Ci avete raccontato di aver visto lì, per la prima volta, entusiasti, la parte migliore di voi stessi, e avete ammesso le vostre debolezze, i vostri limiti, sentendovi liberi. Vi siete sentiti cresciuti, realizzati, vi siete visti da fuori, vi siete amati per la prima volta.
Non era vero niente e lo sapete, ma in fondo che importa: l’importante è che siete stati lì, lontani per un po’ dalla vostra fatalmente infelice, corrotta e decadente madrepatria, con la sua nauseante politica e il suo inquinamento, ambientale, sonoro, civile. Lì c’era aria.
E poi il “rientro”.
All’improvviso, come se l’allenatore v’avesse sostituito sul più bello, siete stati trascinati fuori da quel mondo ideale, dai vostri sogni, dalle vostre illusioni, avete smesso quelle finte ali di farfalla per iniziare a raccontarci il vostro male di vivere. Grazie davvero, noi rimasti a casa ce n’eravamo dimenticati.
Ora, pensate che dopo quasi sette mesi nello spazio torna qui giù con noi Samantha Cristoforetti.
Mettetevi per un attimo nei suoi panni: cosa dovrebbe raccontarci lei? Sapete dov’è stata, sapete cosa ha fatto, sapete cos’ha visto. Ma di quali esperienze, di quali emozioni ci racconterà sognante? Quanto soffrirà, depressa, in questo Paese di sciagurati?
Ma lei non lo farà.
Perché non tornerà qui.
Lei non vive in Italia.
Merde che non siete altro.