Nemmeno Marco Masini con la vittoria a Sanremo del 2004 era riuscito a riscattarsi così trionfalmente dall’imbarazzante nomea che si portava dietro. Gianni Morandi è sceso coraggiosamente sullo stesso, ampiamente concimato, terreno su cui avevano proliferato leggende metropolitane riguardo alle sue bizzarre abitudini alimentari, occupando militarmente Facebook con un diario fotografico che, in pochi mesi, gli ha fatto raggiungere e superare il milione di like.
Gianni, infatti, ha da qualche tempo iniziato a proporci quotidianamente foto che lo ritraggono mentre, con abiti dimessi, va in edicola, coglie le rape o, in generale, svolge, sempre col sorriso, attività talmente parche da far venire il dubbio che riesca ad arrivare a fine mese.
Anche il monarca assoluto di Città del Vaticano ci aveva abituato a lasciarsi fotografare mentre svolgeva le stesse frugali attività di noi comuni merde mortali, ma Gianni l’ha abbondantemente scalzato nella classifica dei più uno di noi, totalizzando una quantità di like per foto dalla magnitudo di 500 neonati paffuti che abbracciano gattini al tramonto e, stando alle rilevazioni, una sua foto è capace di sprigionare un’energia positiva equivalente a 500 saldi da Zara o a una gang bang di Valentina Nappi. Se solo volesse, Gianni potrebbe divenire a furor di popolo il re d’Italia domani stesso, ma per sua somma bontà rimarrà ad annaffiare le piantine del suo latifondo di Monghidoro, prontamente immortalato dalla cara moglie Anna.
Le foto in questione, accompagnate da didascalie che fanno assurgere a forma d’arte i pensierini delle scuole elementari, sono riconducibili a tre grandi aree tematiche:
1) Umiltà: Nonostante il successo sono rimasto l’Eterno ragazzo di Monghidoro, guardate come mi compro il giornale da solo.
2) Famiglia: la moglie Anna che lo assiste e lo costringe simpaticamente a svolgere le faccende di casa, le preoccupazioni per il figlio che cresce, eccetera.
3) Nostalgia: sì, è bello vivere oggi, ma quanto si stava bene una volta? Notevole in questo caso il continuo indulgere sulla parola “autoscatto” anziché “selfie”, termine simbolo della corruzione del mos maiorum (benché non siano esattamente la stessa cosa, ma chiudiamo volentieri un occhio).
Un capolavoro mediatico perfetto per i tempi di recessione, ma che vorremmo proseguisse all’infinito, grazie Gianni Morandi.