(Attenzione: le persone citate in questa rubrica potrebbero essere ancora vive)
Scrittore, opinionista, conduttore, dittatore sanguinario, tiranno senza scrupoli: oggi ci ha lasciati Massimo Gramellini.
Nasce a Torino il 2 ottobre del 1960, frutto di un utero affittato da Darth Vader e Lord Voldemort.
Si accorge di non avere una madre a nove anni, cosa che lo segnerà profondamente e lo spingerà a scrivere il suo libro più famoso, “Fai bei sogni”, romanzo che se letto al contrario evoca Satana.
Dopo essersi diplomato alla Tana delle Tigri, si laurea in Legge a Torino con una tesi sulle attenuanti degli imputati al Processo di Norimberga. Tuttavia non è soddisfatto dalla sua vita.
Dopo la morte per un gioco erotico della prima moglie, la Fata Turchina (evento che ispirerà l’altro suo capolavoro, “L’ultima riga delle favole”), Gramellini capisce che è arrivato il momento di prendere in mano le redini della sua esistenza e di perseguire il suo sogno più autentico: plagiare le coscienze del volgo per ottenere il potere assoluto.
Comprende subito che è la comunicazione il settore da cui può iniziare la sua opera e si fa assumere inizialmente come corrispondente sportivo per “Il Giorno”, per cui segue i combattimenti alla Scuola di Nanto.
Lo sport però non lo stimola abbastanza e decide di cambiare per seguire un argomento più nelle sue corde: l’assedio di Sarajevo. Gramellini rimarrà lì tre anni fino al suo litigio con Slobodan Milosevic che lo descriverà come “una persone prepotente e autoritaria con cui è impossibile scegliere i pezzi da mettere in scaletta”.
Tornato in Italia e deluso dai risultati dei suoi piani di conquista del mondo, decide di intraprendere una summer school presso la Divina Scuola di Hokuto a Cernobbio.
Lì finalmente sviluppa una tecnica occulta che gli permetterà di fare il grande salto nel suo progetto di conquista dell’universo: la Divina Tecnica del Buongiorno, che consiste nello scrivere un corsivo melenso di ventidue righe su un quotidiano di caratura nazionale; corsivo che fa esplodere il cervello ai lettori e consegna le coscienze di chi legge nelle mani dell’autore.
Il Buongiorno inizia così ad apparire su La Stampa a partire dal 1999 e da allora per Massimo Gramellini è tutto in discesa. Milioni di nuovi adepti si assembrano ogni giorno al suo cospetto, trepidanti nell’attesa di scoprire cosa il loro dio abbia scritto a proposito dell’orso bianco con la depressione post-parto allo zoo di Berlino, o sulla favola di qualche atleta povero che ha vinto le Olimpiadi e per una settimana non sarà più povero.
Il successo è tale che Gramellini arriva addirittura in televisione, precisamente a “Che Tempo Che Fa”, ospite fisso del suo simulacro demoniaco, Fabio Fazio.
La Divina Tecnica del Buongiorno raggiunge in questo contesto il suo culmine mistico, portando Gramellini all’apice del potere con un programma tutto suo: “Le parole della settimana”.
Con il popolo italiano saldamente in pugno, Gramellini scatena una rivoluzione contro La Repubblica e impone finalmente una teocrazia basata sul culto dell’opinione pacata.
A causa del suo regno, l’Italia precipita in un vortice di oscurantismo e isolamento. Gli italiani vengono costretti a vivere in un mondo post-apocalittico fatto di buoni sentimenti, educazione, moderazione e tavole rotonde sul futuro dell’Europa. Chi osa ribellarsi viene preso e imprigionato dentro un magazzino di Eataly. I capi della resistenza vengono da lui tutti eliminati e costretti a lavorare in qualità di schiavi ai concerti di Jovanotti.
Muore ucciso dalla più ribelle delle sue soldatesse, Filippa Lagerback, a colpi di libri di Alessandro Di Battista.
Massimo Gramellini lascia un vuoto immenso nel giornalismo, nell’opinionismo, nel totalitarismo, nei genocidi e nelle programmazioni dei Festival della Letteratura italiani. Lo piangono Fabio Fazio, Filippa Lagerback, Jovanotti, lo staff di Eataly e tutta la Divina Scuola di Hokuto.