Francesco Schettino: Allora, Il volo, cominciamo con un classico: come state?
Il volo: Perché mi dai del voi?
Francesco Schettino: Be’, perché siete in tre.
Il volo: Cominciamo malissimo. Non siamo in tre, siamo una trinità.
Francesco Schettino: Nel senso… un terzetto.
Il volo: No, proprio nel senso di trinità. Hai presente Padre Figlio e Spirito Santo?
Francesco Schettino: Ah, il segno della crociera, sì.
Il volo: Ecco. Siamo uno e tre. Dipende dalle evenienze. A volte anche solo due. Oppure due terzi, ventitré dodicesimi. Ci muoviamo nei razionali con grande elasticità.
Francesco Schettino: Quindi durante le interviste sei uno solo.
Il volo: Precisamente. Non è che servono tre risposte diverse alle domande. Se mi chiedi come sto, basto io per risponderti “Bene”. Se rispondessimo “Bene” in tre sembreremmo degli incauti idioti. Poi è vero che a volte ci confondiamo, che gestire questa cosa della trinità non è facilissimo, pure la Chiesa fa una certa fatica.
Francesco Schettino: Però quando canti… cantate… canterebbero…
Il volo: In quel caso siamo in tre.
Francesco Schettino: Immagino dipenda dal fatto che nei vostri pezzi ci sono esigenze melodiche che richiedono tre voci.
Il volo: No, non è una questione musicale. Siamo in tre per esigenze di marketing. La trinità, quella originale del Cristianesimo, ha avuto un successo a tal punto clamoroso che il suo modello ha fatto scuola. Se fossimo solo uno potremmo piacere a molti, certo, ma a molti altri staremmo sul cazzo. Invece così massimizziamo le possibilità. Stare sul cazzo tutti e tre all’unisono è difficile, statisticamente.
Francesco Schettino: In effetti a me il Figlio è sempre stato un po’ antipatico, ma sono un fan sfegatato dello Spirito Santo.
Il volo: Capisci che quando c’è di mezzo il televoto questa cosa è fondamentale. Oppure quando viaggiamo: un conto è fare tre biglietti aerei, un conto è farne uno. Infatti viaggio sempre in business.
Francesco Schettino: Preferite l’aereo o la nave?
Il volo: Se non mi dai del tu iniziamo a cantare, giuro.
Francesco Schettino: Preferisci l’aereo o la nave?
Il volo: La risposta è scontata: dipende da chi guida.
Francesco Schettino: Guida un robot.
Il volo: Allora un’astronave senza dubbio.
Francesco Schettino: Ora una domanda che in questi giorni ti vi ci mi avranno posto anche le viti delle mensole dell’Ikea: ti aspettavi di vincere Sanremo?
Il volo: Ah perché, ho vinto?
Francesco Schettino: Certo, non lo sapevi?
Il volo: No è che sinceramente non me ne può fregare di meno di Sanremo, non sono stato lì a guardare la classifica.
Francesco Schettino: Ma eravate lì all’Ariston, sul palco, vi hanno proclamato, vi hanno consegnato il premio!
Il volo: Credevamo fosse una strofa del Gioca jouer: “Vincere Sanremo! Pappa parapapappa parapapappa… “.
Francesco Schettino: Avete vinto eccome. Davvero non t’importa?
Il volo: Ora, resti fra noi: hai dato un’occhiata alla nostra scheda prima di fare quest’intervista? Anche una sbirciata su Wikipedia, dico.
Francesco Schettino: No, sono stato quasi sempre al telefono col mio avvocato, non ho avuto tempo. Fra una ricarica e l’altra ho guardato il Festival.
Il volo: Mettiamola così, a me frega di aver vinto Sanremo quanto a te fregherebbe di fumare in un deposito di esplosivi.
Francesco Schettino: Spiegamovisi meglio.
Il volo: Capitano mio capitano, noi siamo già strafamosi in mezzo mondo, abbiamo venduto uno sfacelo di dischi, cantato in luoghi sacri della musica, quadrettato con star di livello internazionale, cosa vuoi che me ne importi di questa specie di sagra delle canzonette nostrane? Siamo pure allergici ai fiori, figurati. Siamo andati al Festival solo perché sapevamo che ci sarebbero stati Pintus e Emmamarrone. Avevo comprato i biglietti per la platea, ma erano talmente buoni che ci siamo ritrovati sul palco a cantare.
Francesco Schettino: Ti piace Emmamarrone?
Il volo: A due terzi di me sì, molto.
Francesco Schettino: Come artista o come donna?
Il volo: Come passamaneria.
Francesco Schettino: E Arisa?
Il volo: Preferisco la pasta lunga.
Francesco Schettino: E Rocio?
Il volo: Rocio a chi?
Francesco Schettino: Passiamo a una domanda più impegnativa. Due cariche Q=1*nC di segno opposto nel vuoto sono poste a una distanza D=1 cm. Qual è il rapporto tra l’intensità esatta e approssimata del campo elettrico a una distanza 2D dal loro centro, in un punto la cui congiungente con il centro delle cariche forma un angolo di 45° con la congiungente delle cariche stesse?
Il volo: Il rapporto è 0.9994.
Francesco Schettino: Esatto, sei stato velocissimo!
Il volo: Sono un three-core dopotutto.
Francesco Schettino: La capitale della Thailandia?
Il volo: Bangkok.
Francesco Schettino: Il numero di scarpe di Adam Sandler?
Il volo: 44 e 1/2 la destra, 45 la sinistra.
Francesco Schettino: Dovete il vostrotuoloro successo a Antonella Clerici?
Il volo: No, ma le dobbiamo una cena di pesce. Ci costerà molto di più.
Francesco Schettino: Pesa più un chilo di paglia o un chilo di ferro?
Il volo: Se con questa domanda vuoi insinuare che abbiamo a che fare con i furti di rame che si sono verificati nel frusinate nella primavera del 2011 ci tengo a sottolineare che abbiamo collaborato con la magistratura fin da subito e che quello dei solenoidi è solo un innocuo passatempo che non ha mai rappresentato fonte di reddito. E se qualcuno avanzasse dei dubbi al riguardo ho un fogliettino in tasca su cui mio cugino Adelelmo, che ha fatto due anni di Scienze politiche a Bologna poi ha lasciato, ha scritto questa stessa dichiarazione. E comunque Schettino torni in tema cazzo!
Francesco Schettino: A chi vi ispirate?
Il volo: A Francesco Cossiga.
Francesco Schettino: Qual è il vostro più grande rimpianto?
Il volo: Ispirarci a Francesco Cossiga.
Francesco Schettino: Tornando alla musica, quante note musicali sai?
Il volo: Abbiamo finito il Sol venerdì, ci mancano solo gli esercizi di verifica.
Francesco Schettino: Quanto ore al giorno vi esercitate con la scherma?
Il volo: Non più di quanto questa dannata tendinite mi permetta. Ma siamo certi che tutta la fascia 17-21 non ce ne vorrà se non tiriamo più dello strettamente necessario.
Francesco Schettino: Cosa c’è in questo momento all’origine del vostro successo?
Il volo: Un’ipoacusia diffusa e la perdita dei valori propri di un’ideologia che vede l’uomo al centro del Dolby Surround.
Francesco Schettino: Vi sentite mai cantanti?
Il volo: Non siamo così umili.
Francesco Schettino: Invece adesso cosa c’è all’origine del vostro successo?
Il volo: I tempi cambiano, le persone si stancano sempre più in fretta, se fischio in questo momento e mi applaudono magari domani con lo stesso fischio mi fischiano, e diventa difficile capire se si tratta di un fischio di risposta o un fischio di critica o un fischio arbitrale che decreta una punizione dal limite. Viviamo il momento. Restiamo semplici. Apriamo un conto alla Hsbc a nome Civati, poi vediamo.
Francesco Schettino: Mi state commuovendo.
Il volo: Vuoi sentire la nostra versione di The rhythm of the night?
Francesco Schettino: Mi piacerebbe molto.
Il volo: Prima però ci devi promettere che non ti cappotti più con una nave.
Francesco Schettino: Ma a me piace farlo.
Il volo: Bene. Qui abbiamo finito. (spengono il registratore nascosto sotto la maglia)