Può piovere per sempre. Quello che sembrava un incubo neorealista si è rivelato, in questa fase meteorologica e politica, una prospettiva di concreto disfacimento caciarone. La gente è stanca, alle chimere elettorali non sono ancora seguite magnifiche sorti e progressive, la luminosa forza popolare che ha scardinato la cassapanca politica, lanciando in aria parrucconi e sciampiste della seconda repubblica, sembra aver perso la propria spinta di rinnovamento. Le forze del bene sono chiamate a una nuova rinascita, a un nuovo amplesso democratico, in vista di un tempo che, ne siamo certi, restituirà il sole agli eritemi, il voto agli sconfitti, i vaffanculi a tutti gli uomini di media volontà.
Alberto, metterci gli uni contro gli altri è esattamente ciò che la casta si propone di fare. Dobbiamo restare uniti intorno a contenuti di civiltà, a proposte di semplice buon senso, ripartendo, se necessario, da liste di uova civiche, con facce nuove e pulite, albumi non trattati, tuorli inconsapevoli del cunicolo dal quale son venuti fuori.
Ma il buon senso non è tutto. Dobbiamo reimparare a sperimentare, osare, scommettere sul cambiamento. Portare utopie realizzabili dentro il calderone angusto della prammatica politica. Caro Donlione, vogliamo la rivoluzione, sì, e siamo pronti a tutto, anche a far sgorgare il sangue dalla polpa, anche, se necessario, a marinare e ripassare all’agro.
Sappiamo che è difficile, modificare abitudini millenarie con un sol colpo di bollitura dal basso è impresa da visionari, ma l’uomo forte, e Roberto lo è, sa che tutti i più complessi problemi hanno sempre almeno due soluzioni. Come ci ha insegnato Selen in La clinica della vergogna.
Il popolo va stimolato e motivato, sempre per restare sull’insegnamento della cittadina Caponegro. Stimolatelo e lui reagirà:
Matteo Cinque, fedele alla linea financo nel cognome, sa che bisogna darsi da fare e alzare un centimetro in più l’asticella della speranza. Facciamo ancora di più, basta con gli inutili pannelli informativi sulle autostrade e con i messaggi deprimenti sugli incidenti stradali, mandiamo in onda la rivoluzione: autostrade a cristalli liquidi per decrescere veloci verso lo svincolo della felicità.
Quelli che ci attribuisci, caro Fulvio, sono due modi diversi di innovare. È nato prima lo scemo o la gallina? Il senatore o la diaria? Non lo sappiamo, ma sappiamo che la strada da perseguire è sempre la stessa: imparare da gallina, dare colpa all’uovo.