Perché esiste qualcosa e non il nulla? Perché le locomotive si lanciano, le giustizie proletarie trionfano, e poi alla Giustizia c’è sempre Nitto Palma? Qual è il destino delle conifere innevate che si ergono aristocratiche dentro le menti innovate dei rinnovatori dello Stato? I gerani si innaffiano prima o dopo i pasti? E Brunetta? Non siamo ancora in grado di rispondere a queste laceranti domande, ma possiamo ascoltare la Ggente, tracciare un percorso comune, parcheggiare sotto un lampione facendogli pagare la S.I.A.E., perché, ricordiamocelo sempre, noi siamo la Ggente e il potere ci subappaltano.
Lo sa bene la nostra amica Fabiana, che ci pone un quesito la cui attualità richiama le coscienze a nuovo impegno:
Fabiana, nella carbonara, come è noto, ci va il guanciale e non la pancetta, e sai perché? Perché la carbonara è nemica della pigrizia, delle maniglie dell’amore e della pancetta. Bisogna darsi da fare, ottimizzare, accelerare, compattare, ma sempre con in mente l’obiettivo finale: convincere il tempo a fare come diciamo noi.
Se necessario, anche sacrificando qualcosa:
Isabella, tutti abbiamo o abbiamo avuto delle nonne, e sappiamo bene cosa significa avere delle nonne: paghette, gelatini, vivide palpatine. È ora che questa ricchezza venga condivisa senza che solo pochi se ne approfittino. Una società giusta è una società nella quale ciascuno ha diritto a un pezzo di nonna.
Palpatine, dicevamo. Be’, caro Ezio, cominciamo dalle palpatine, il resto pian piano verrà.
È vero, Franco: Casalegglo non è Casalegglo, e lo sa bene. È questa consapevolezza che lo rende Casalegglo, e anzi, la sua casalegglitudine risiede giustappunto nel suo non essere non-Casalegglo meglio di qualsiasi altro. Come diceva Bearzot.
Le persone pure di spirito questo lo sanno, conoscono la forza rigeneratrice dell’innovazione fine a se stessa, l’impeto distruttivo e ricostruttivo del nuovo che si fa, per intima mitosi, chilometro zero.
Tranquilli Paolo e Clelia, in questa ingiusta vita solo due cose sono certe: che per risorgere c’è sempre una coda di tre giorni, e che Casalegglo li tiene sciolti apposta, e poi, in fondo, come diceva anche Shakespeare: “Morire, dormire… forse sognare”. È la poesia che si nasconde dietro ai grandi temi della vita a tenerci tutti uniti, come carne trita in un budello. Noi lo sappiamo, e anche Guido lo sa.