Riassunto delle puntate precedenti: L’essere umano e il gabbiano Agapito, dopo aver quasi fatto colazione, stanno scrutando da una settimana il cielo del primo giorno del resto della fine del mondo.

 In maniera subitanea:

– Guarda Agapito! Quella cosa che esce da quell’aereo in volo sembra proprio…

(Svolazza ed emette una flatulenza, a significare “Una scia chimica!”)

– Esatto caro il mio metaforico volatile. Allora è così che il mondo finirà: verremo irrorati di mojito e moriremo di noia a raccontarci di quanto è stato bello l’Erasmus!

L’essere umano non fece in tempo a finire di pronunciare quella frase che subito un’orda di studenti universitari zombie spuntò da dietro il vicolo. Si potevano chiaramente distinguere le lamentose parole con cui invocavano quei giorni persi ormai per sempre:

– Londra! (lamentosa classica)
– Amsterdam! (lamentosa allucinata)
– Barcellona! (lamentosa con brio)
– San Marino! (agonia pura)

(Scagazza, a significare “Prestami attenzione!”)

– Cosa vuoi dirmi, Agapito, mio leggero amico dalle ossa a bucatino?

(Decolla e svolazza in cerchio in direzione della scia chimica, a significare “Non noti nulla di strano in questo disegno eseguito con tanta cura attraverso dei cannoni volanti spara sostanze tossiche, psicofarmaci e parmigiano grattugiato?”)

– Hai ragione amico, quell’aereo sta chiaramente scrivendo “Sesso” nel cielo azzurro come le chiappe di…

[nota prima di pubblicare: la gag deve finire con il nome di un puffo. Cercare su internet il più divertente, nel caso inventarsene uno, purché sia un nome verosimile e buffo] – Gnaak!
– Dobbiamo rivolgerci a Hhhh, l’Oracolo Ittita! Presto! Andiamo! Prima che ci finiscano i punti esclamativi!

I due si dileguarono in una spaghettata di linee cinetiche. Nel frattempo l’orda di zombie posterasmus era sopraggiunta, ma non trovando più nessuno dovette accontentarsi di ingannare l’attesa col gioco dello schiaffo del soldato. L’attesa ben presto si riempì di lividi. L’essere umano e Agapito raggiunsero presto il quartiere dell’Oracolo, un essere notturno come una polluzione e lunatico come una mestruazione. Come si conviene a questi posti un po’ subsahariani cominciarono a chiamarlo gridando il suo nome dalla strada.

– Hhhh! Hhhh!

(Svolazza e agita la testa, a significare “Non c’è!” Poi scagazza)

– Come no?! Forse non mi ha sentito.

(Scagazza su dei panni stesi ad asciugare, sporcando il luogo comune, a significare: “Prova col caps lock”)

– “HHHH!!! HHHH!!! HHHHHH!!!!”

Da una finestra appare una vecchia:

– E allora, cos’è tutto questo mutismo?! La volete finire di fare silenzio???
– Mi scusi signora, non volevamo.

(Svolazza formando cuoricini con la traiettoria, a significare “Nonnina sarai anche un personaggio di terzo livello ma sei la più simpatica, ui loviu foreva!”)

Per tutta risposta la gerontocratica rovesciò un secchio di candeggina e taurina fumante sul gabbianominkia paraculo e l’altro, getto che però colpì in pieno l’attesa che loro avevano appena cominciato ad ingannare col gioco del cagnolino. Questo le causò indicibili ustioni e dolori. E siccome tutto il male agli altri viene per giovare, uno schizzo di candeggina modificata colpì un citofono corrodendo gli strati sedimentali degli adesivi dei Santi Apostrofi degl’Ultimi Giorni, rivelando il nome sulla targhetta: “Hhhh, Oracolo Ittita”

(*Svolazza regionalista e dialettale imitativo, a significare: “O’ oracolo ci ha fatto o’ miracolo!”)

– Ora ci aprirà sicuramente!

*Driiin*

– Chi è?

La voce elettrificata del maggiordomo giunse a loro sotto forma di leucemia. Ma loro non ne sanno niente quindi la storia proseguirà come prima. Non vogliamo certo rovinargli la sorpresa.

– Siamo l’essere umano e Agapito il gabbiano, vorremmo parlare con l’Oracolo.
– Lo sapevo ma volevo vedere se lo sapevate voi. Salite.

Una volta giunti nell’appartamento dell’Oracolo vennero investiti da due fiotti di sangue che sgorgavano copiosi dai profondi squarci che partivano dal polso fino a sotto l’ascelle del maggiordomo che li stava accogliendo a braccia aperte. Poi però dovette scusarsi per la sua esuberanza:

– Sapete, ho ventisette anni.
– No tranquillo, hai fatto benissimo, altrimenti che si è giovani a fare?

Terminati i convenevoli e passato lo straccio, il domestico portò un attimo in disparte i due amici, per avvisarli di un pericolo che incombeva su di loro.

– Perché ci porti un attimo in disparte?
– Per avvisarvi di un pericolo che incombe su di voi.
– Le malattie neurodegenerative?
– Non posso essere più preciso di così. L’unica cosa che posso fare è dirvi di stare attenti.
– Grazie amico, sei stato davvero fondamentale in questa storia. Insostituibile.
– Figurati, agli amici darei anche il cuore.
– No ma non c’è bisogno.
– Troppo tardi.

Il cuore era già stato estratto come in un tempio maledetto e il domestico lo teneva ancora pulsante nella mano grondante sangue.

– Vabbé, facciamo che lo vengo a prendere la prossima volta, ok? Tienimelo da parte.
– Va bene, lo conserverò come se fosse mio! A presto e buona fortuna!

(*scagazza, starnazza e si porta le ali alle parti basse, a significare lo sapete benissimo cosa*)

Così, mentre il domestico si rificcava il cuore in petto i due amici si appropinquarono (godo) alla camera dell’Oracolo attraversando guardinghi

Il Corridoio

[Fine Seconda Parte]