Erano le 3.32. Lo ricordo con certezza perché a quell’ora, ogni notte, il mio cellulare emette un breve segnale acustico, tipo una risata macabra. È di seconda mano, brandizzato Protezione Civile: riceve un sacco di sms da 1€. Avevo passato la serata con i soliti amici al pub, cercando di dimostrargli che 24 shottini di Amaro del Capo non sono una dose letale, se ti alleni con costanza e dedizione. Così, dopo averli salutati e lasciati in un angolo a vomitare l’anima, ho iniziato a passeggiare verso casa cercando di comportarmi come se fossi completamente lucido, nonostante il mondo oscillasse come una nave da crociera Costa.

Sono le 3.32, è notte, è buio, eppure all’improvviso un ragazzino vestito da chierichetto mi affianca; avrà sì e no otto anni. All’inizio non capisco, penso si tratti di un fantasma, di un’allucinazione, poi mi convinco che è il leader di una baby-gang che vuole rapinarmi, procurarsi qualche bottiglia, romperla e ammazzarmi la famiglia. Mi tranquillizzo soltanto quando mi chiede se ho da accendere. “Hai iniziato a fumare presto”, gli dico. Lui sorride, prende l’accendino, si volta e dà fuoco a una molotov. La molotov finisce in un cassonetto che s’incendia, si rovescia e lascia fuggire una tonaca ardente che urla, bestemmia e si contorce come una professionista di lap-dance thailandese. “Brucia bene, Don Matteo!”, urla il ragazzino, poi scappa via.

Sono ancora le 3.32 (dannato orologio, si è fermato di nuovo!). I bambini diventano sempre più numerosi, 10, 20, 50, a loro si uniscono i fratelli maggiori. Scendono da casa trascinando di peso padri, madri e nonni. Alcuni li trascinano dalle braccia, altri dalle gambe. Sento distintamente la voce di una ragazzina che urla: “Papà, stavolta ti tengo per le palle!”. Nella mischia riconosco qualche volto: a terra, pieno di lividi, c’è il family banker Mediolanum che aveva cercato di farmi investire in derivati, poco più in là uno dei miei professori universitari, quello con cui ho dato otto appelli senza mai superare l’esame. C’è anche quel vecchio che sull’autobus mi ammorba sempre con le sue storie sui giovinastri irrispettosi che non gli cedono mai il posto, me compreso. Che cazzo sta succedendo?

Ne avvicino qualcuno cercando di capire, ma è tutto inutile. I ragazzi non mi ascoltano e non parlano, comunicano tra di loro solo usando tweet, sms ed aggiornamenti di stato. Sono a pochi metri dal delirio e per sapere qualcosa mi tocca collegarmi su internet, esattamente come faccio per le previsioni del tempo. Aggiorno la dashboard e vedo un panorama agghiacciante. Uno dei miei contatti ha pubblicato una foto di Platinette nudo e legato a un letto. Faccio unfollow immediato e vado oltre. Il resto è altrettanto agghiacciante, ma con più stile.

Da twitter scopro che le sedi della Rai sono state occupate e che adesso trasmettono a rotazione cartoni animati giapponesi, che un’orda di coppiette innamorate ha sequestrato Federico Moccia e l’ha impiccato a Ponte Milvio, che a Piazza Montecitorio è stato allestito un patibolo e che gruppi di volontari stanno offrendo pane e Nutella gratis. Il trending topic del momento è #OccupyAnything. Su facebook ricevo una notifica: mi invitano ad un evento per questa notte alle 3.32. Si parla di giovani stanchi della gerontocrazia imperante e pronti a tutto per riconquistare il potere. Assicurano che è tutto legale, risultato garantito, astenersi perditempo.

In lontananza scorgo il chierichetto che avevo incontrato prima. Mi guarda, mi sorride, mi fa cenno di avvicinarmi. Decido di seguirlo e clicco su “Parteciperò”.

Adesso sì che sono uno di loro.